sabato 8 agosto 2009

"Will you please be quiet, please?" Il mondo fuori dalla finestra di Raymond Carver


Quando sono sovraeccitata o nervosa, quando devo disintossicarmi (come in questo periodo da Mr FastandFurios Palahniuk) mi rivolgo a letture più pacate, come Raymond Carver. Mi calma, mi tranquillizza, mi permette di concentrare la mia attenzione sulle cose minime, sui gesti, su quell'ordinario che grazie a lui diventa straordinario.
Questo libro, pubblicato in Italiano come "Vuoi star zitta per favore?" è la sua prima raccolta di racconti ed è già una dichiarazione d'intenti precisa.
Persone, situazioni, luoghi familiari, strade in cui camminiamo tutti i giorni, azioni che compiamo senza neanche accorgerci, descritti da Carver si rivelano come punti di svolta, momenti capitali in cui la vita cambia, per sempre.
Si tratta in certi casi di scoperte surreali e drammatiche (come in "The father"), di un semplice monologo che mostra la natura pettegola del narratore ("The idea"), di episodi minimi o di tragedie che si consumano nella casa accanto. Piccole cose gigantesche. Ci sono anche storie in cui la routine quotidiana si trasforma quasi per caso in una strana avventura, qualcosa che eccita e impaurisce, che porta in un territorio sconosciuto dove non siamo mai entrati solo perchè non ci abbiamo mai pensato ("Are you a doctor?", "Neighbors").
Raymond Carver osserva e ci indica qualcosa che ci siamo persi o che non siamo stati in grado d'intuire; coglie quei sentimenti che durano un istante e poi sembrano svaniti, ma restano per sempre. Dopo averlo letto sicuramente vi troverete ad osservare a vostra volta, a considerare ogni frase, ogni parola, ogni gesto come una rivelazione, una traccia indelebile della nostra e dell'altrui presenza. Può diventare addirittura un'occupazione a tempo pieno, quasi come un esercizio zen.
Da una parte è qualcosa che affascina e ipnotizza; dall'altra inquieta, perchè ci rende vulnerabili, smonta le nostre corazze di cinismo e abitudine. Ci sensibilizza nei confronti di un mondo che ormai per quanto tragico ci è indifferente. Ci obbliga a realizzare che non esistono gesti casuali e senza importanza, tutto ci colpisce -fragili come siamo-, lascia un segno, per quanto invisibile.
Nel suo mondo quello che accade è sufficiente e non c'è bisogno di calcare i toni (era un cultore della lingua e -dice la leggenda-ricontrollava maniacalmente ogni frase per renderla perfetta).

Tutto è chiaro, limpido, leggibile. Non crea buoni o cattivi, non prende le parti di nessuno: il comportamento dei personaggi è registrato senza commenti ed eccessive drammatizzazioni, il suo sguardo non li giudica e proprio per questo rende ancora più evidenti i loro difetti, le loro debolezze, i lati comici e drammatici delle situazioni.
Raymond Carver ricorda quegli attori così bravi che non sembra nemmeno che stiano recitando, che senza fare mirabolanti espressioni ed esagerate interpretazioni riescono a rendere completamente il loro personaggio: sembra veramente che non faccia alcuno sforzo, che si limiti a guardare fuori dalla finestra il mondo che passa. Quasi terapeutico, di questi tempi.

(Raymond Carver "Will you please be quiet, please?" 2003 Vintage Books)

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