mercoledì 15 giugno 2016

Just Kids: John Ajvide Linqvist "Lasciami entrare"

All'inizio degli anni 2000 il mito del vampiro è stato rispolverato da abili autori che, esaltandone il lato romantico a beneficio di centinaia di migliaia di adolescenti (e delle loro tasche), gli hanno dato nuovo lustro e popolarità. Nel 2004, appena un anno prima che scoppiasse il fenomeno “Twilight”, in Svezia veniva pubblicato un romanzo che trattava un tema simile, anche se in maniera molto diversa. A parte l'età dei protagonisti, un po' più giovani e più emarginati degli omonimi americani, il nucleo portante di “Lasciami Entrare” non è infatti una storia d'amore né, come potrebbe sembrare all'inizio, di bullismo scolastico in una cornice gotica. Invece, racconta qualcosa di molto più ampio e terribile, ovvero della violenza perpetrata e perpetuata sui bambini, da sempre.

Blackberg è un quartiere periferico di Stoccolma progettato per ammassarvi il proletariato più disagiato e povero. In uno degli squallidi palazzi vicino al bosco abita un ragazzino introverso e pauroso, Oskar: vive con la mamma e a scuola è preso di mira da alcuni compagni che lo sottopongono a violenze fisiche e psicologiche; nel tempo libero si abboffa compulsivamente di dolci, commette qualche piccolo furto, colleziona articoli di giornale sui delitti più sanguinosi ed efferati e sfoga la rabbia per le umiliazioni subite pugnalando tronchi d'albero.
Una sera, nell'area giochi di fronte a casa, conosce una strana bambina appena trasferitasi nel palazzo di fianco al suo: anche se è molto freddo porta solo una sottile felpa, ha i capelli molto sporchi, ma in compenso è agilissima e fa dei salti spettacolari. Non ci vuole molto perché i due bambini diventino amici, e i loro incontri un'abitudine quotidiana. Da qui la narrazione si allarga progressivamente come un'inquadratura cinematografica, mostrando lo scenario tremendo che li circonda, in cui tutti i bambini e i ragazzi sono vittime delle scelte, delle perversioni e soprattutto dell'inettitudine degli adulti: anche quando questi ultimi non costituiscono un pericolo immediato, sono comunque incapaci di ascoltare i piccoli, di osservarli e di proteggerli dal male che sembra essere ovunque. Il morso del vampiro che si aggira per Blackberg sembra un male minore di fronte alla vita nel quartiere. E forse il fatto che tutte le sue vittime siano adulti è proprio sintomo di rabbia e impotenza dei bambini che vengono da un tempo remoto e trovano finalmente sfogo e vendetta.
Una scena dal film svedese del 2008 tratto da "Lasciami entrare",
del quale coglie perfettamenete l'atmosfera

La prima parte del romanzo è sicuramente la più coinvolgente, la descrizione della vita quotidiana dei vari personaggi, brillantemente delineati, crea immediatamente un'atmosfera di tensione. Uno dei più riusciti è senz'altro Hakan, il pedofilo: più raccapricciante e disgustoso del professor Humbert Humbert di “Lolita”, è un personaggio a tutto tondo, combattuto tra vergogna di sé e impulso perverso. Tutti lo credono il padre della piccola Eli, l'amica di Oskar, ma in realtà ne è “innamorato”, ed è l'unico a conoscere la sua reale natura. Hakan trasmette un senso di genuino orrore, le pagine che lo riguardano sono lette con ansia, aspettando le sue mosse con inutile sentimento di protezione verso i ragazzi e terrore in attesa che accada il peggio. All'estremo opposto c'è Staffan, un personaggio forse più prevedibile, dal quale comunque ci si aspettano comportamenti disturbati: poliziotto retto e ligio alla sua missione, che sotto la devozione cristiana e il senso del dovere nasconde una natura irosa e violenta, sta per diventare il patrigno di un amico di Oskar, Tommy, rimasto orfano da poco.
Ma è Eli la vera protagonista del libro: anche quando Lindqvist non si concentra su di lui è sempre presente, nei pensieri di Oskar, nelle azioni di Hakan, nelle indagini della polizia. E' un essere polimorfo che muta continuamente: ragazzina, vampiro, animale e androgino, vittima condannata per una colpa non sua, disperata creatura che cerca di restare viva senza nuocere al prossimo; le sue trasformazioni sconcertano Oskar, che talvolta reagisce con disprezzo e rifiuto e altre volte con tenerezza. Il rapporto d'affetto tra i due ragazzi si consolida attraverso una serie di prove terribili fino a sostituire tutti gli altri e a diventare loro salvezza e unica via d'uscita da Blackberg. I “grandi” sono personaggi minori e a volte rischiano di risultare addirittura inutili, come il gruppo del ristorante cinese -un'accolita di disoccupati, alcolisti e sbandati- coinvolto in qualità di vittime negli omicidi che servono a mantenere in vita Eli. La loro presenza fornisce il punto di vista incredulo del mondo adulto e razionale, che -al contrario di quello dei bambini- non prevede l'esistenza dei vampiri. Tuttavia, le loro vicende col procedere delle pagine diventano una pesante zavorra, e si ha spesso la tentazione di saltare interi capitoli.

La scrittura è scorrevole e piacevole: decisamente più coinvolgente nella prima parte, diventa molto fredda e meccanica nella seconda, col probabile obiettivo di esaltare gli eventi più truculenti evitando riflessioni che potevano suonare sentimentali o patetiche. L'immaginazione di Lindqvist e la sua abilità nel costruire i personaggi sono il vero punto di forza del libro, tanto da far perdonare qualche caduta nella credibilità delle situazioni che tradisce un'immaturità del tutto perdonabile, viste l'originalità della storia e la capacità d'indagare a fondo anche gli aspetti più terribili delle vicende con un punto di vista originale e coraggioso.
Si tratta di un libro i cui meriti vanno al di là della qualità letteraria -pur buona. Devo sottolineare che questo è il primo romanzo dello scrittore svedese, al quale ne sono seguiti diversi altri. Sarebbe interessante scoprire l'evoluzione del suo stile e delle sue storie, e viste le premesse c'è da aspettarsi legittimamente qualcosa di ottimo.
(“Lasciami Entrare” di John Ajvide Linqvist, 2004 -prima edizione italiana 2006- Marsilio Editore)