domenica 5 aprile 2015

Vita da scrittore: "Troppe puttane! Troppo canottaggio!"

Gustave Flaubert
Non sono un'appassionata di manuali di scrittura. E' interessante indagare il processo creativo di uno scrittore, tuttavia non so quanto un percorso così personale sia applicabile come regola ad altri. Uno dei volumi migliori di questo genere che abbia letto è  “On writing” di Stephen King, che coniuga piacevolmente racconto del metodo e autobiografia in un testo capace di trasmettere la passione per la scrittura dello scrittore e regalare qualche retroscena sui capolavori della prima parte della sua carriera. Diversamente, Patricia Highsmith  nel suo “Come si scrive un giallo” si rivolge soprattutto agli aspiranti autori, ai quali fornisce regole molto precise, valide per dilettanti e professionisti. Molto professionale ma decisamente freddina.
Non è necessario volersi cimentare con la scrittura per appassionarsi a questo volume a cura di Filippo D'Angelo che propone brani di Flaubert, Zola, Proust e altri intellettuali francesi incentrati sulla sostanza del lavoro letterario, le sue fatiche, le tentazioni di cedere alle lusinghe del mercato, i rapporti coi critici, le poche soddisfazioni. La forma è quella della citazione breve, dell'osservazione puntigliosa, che rende la lettura divertente e scorrevole. Non si tratta però di una collezione di aforismi a cui attigere per scrivere un biglietto d'auguri o per divertire gli amici, bensì di un piccolo trattato in cui si combinano brillantemente teoria della scrittura, biografia, critica e storia della letteratura. Troviamo in queste pagine le amicizie tra letterati e le convinzioni artistiche che li hanno guidati: la parola d'ordine per tutti è lavoro, senza il quale non c'è ispirazione che tenga: è quanto Flaubert, già riconosciuto maestro, ripete a Maupassant nelle sue bellissime lettere, che lo rivelano come un mèntore sincero e appassionato (“Troppe puttane! Troppo canottaggio! Troppo esercizio!...Siete nato per fare dei versi, fatene! Tutto il resto è vano.”); anche Baudelaire nei suoi “Consigli ai giovani letterati” sceglie un modello di scrittore che non si accontenta dell'ispirazione e lavora con dedizione, contrapponendolo inaspettatamente al mito dell'artista ribelle e sregolato, mentre Gide arriva a definire la scrittura un lavoro artigianale. Gli autori sono rigorosi con sé stessi e con i colleghi, quanto più di talento è l'allievo tanto più severe saranno le critiche. Si percepiscono una solidarietà e una compattezza d'intenti
che uniscono questi artisti contro le circostanze e le categorie che minacciano la vita creativa.
L'accurato lavoro di ricerca, selezione e traduzione dell'autore/curatore fa il resto e ci regala un volume tanto ricco e colto quanto piacevole, che ci aiuta a riscoprire le personalita' lettererarie più importanti di un periodo felicissimo della cultura francese e a leggere (e scrivere!) con maggiore consapevolezza e piacere.
(“Troppe puttane! Troppo Canottaggio!”- a cura di Filippo D'Angelo, 2014, Minimum Fax)