Inaspettatamente, le ricerche milanesi e i regali di Natale hanno premiato la mia insistenza! Ecco quindi il bottino di fine 2015! Auguri a tutti!
sabato 26 dicembre 2015
Merry Christmas, Merry Flannery!
Della fama di cui Flannery O'Connor gode editori italiani e librai in genere sembrano a volte ignari. La scorsa estate un libraio veneto mi ha risposto quasi scocciato che era praticamente impossibile ordinare le edizioni italiane dei suoi libri; ad ottobre, a Berlino, in una per altro bellissima libreria interamente dedicata a testi inglesi e americani, non ho trovato traccia dei suoi libri.
Inaspettatamente, le ricerche milanesi e i regali di Natale hanno premiato la mia insistenza! Ecco quindi il bottino di fine 2015! Auguri a tutti!
Inaspettatamente, le ricerche milanesi e i regali di Natale hanno premiato la mia insistenza! Ecco quindi il bottino di fine 2015! Auguri a tutti!
sabato 12 dicembre 2015
Dove sei stato? A.M. Homes, "Questo libro ti salverà la vita"
Se avete letto “Che dio ci perdoni”,
troverete sicuramente delle somiglianze con “Questo libro ti
salverà la vita”. L'esistenza di due uomini, fino a quel momento
tranquilla, cristallizzata talvolta al limite della catatonia, è
sconvolta da un evento scioccante: nel caso di Harold Silver,
protagonista del romanzo del 2013 è esterno (la morte della cognata
per mano del fratello di Harold), mentre in questo del 2006 è
interno, un misterioso dolore che strazia il corpo di Richard Novack
senza apparente causa. Entrambi devono affrontare non solo i
cambiamenti che tali eventi determinano, ma anche la rabbia e la
solitudine che accompagnano ormai da tempo le loro vite. Se Silver è
consapevole di ciò che prova, Novack (non è differenza da poco) ha
cauterizzato il dolore eliminando con la memoria del passato
qualsiasi contatto con i suoi simili, fonte di possibile sofferenza.
All'inizio tutto è silenzioso,
immobile, nonostante Richard stia correndo sul suo tapis roulant e la
vicina della villa di fronte stia nuotando in piscina. Poi il dolore,
il dialogo surreale con l'operatrice del 911, l'ambulanza annunciata
da luci e sirene, le domande dei paramedici, la polizia, il
trasporto all'ospedale, l'osservazione.
Il mondo invade lo spazio vitale algido e dilatato della villa sulle
colline di Los Angeles e ruggendo lo trascina fuori come una piena
per salvarlo. Il giorno dopo, dimesso dal pronto soccorso, Richard
torna a casa, ma il guscio è ormai incrinato, il pulcino è
costretto a nascere. Si aggira per la città in uno stato
simile allo stupore, come se si rendesse conto per la prima volta
della sua reale esistenza. Comincia a conoscere persone: un
ciambellaio, una donna che piange al supermercato, gli uomini dei
turni di notte e di giorno, una star del cinema, Bob Dylan,
uno scrittore, un cane. Brevi incontri, scambi di battute, scene
scritte al presente come una sceneggiatura, che tutte insieme
costruiscono la narrazione. Sia che rimangano semplici conoscenze o
diventino amici, questi personaggi coinvolgono, inglobano Richard
nelle loro vite. La sua casa crolla, la sua esistenza tracima, lui si
abbandona, accetta tutto alla ricerca confusa e inconscia del dolore
rimosso, del momento in cui il suo cuore s'è ritirato dal mondo.
L'odissea di Richard Novack per tornare
nel mondo dei vivi ricorda quella di Billy Pilgrim, protagonista di
“Mattatoio 5”: anche lui annichilito da uno shock troppo grande
per essere gestito e superato, anche lui trascinato senza
volontà propria da una situazione all'altra, da una persona
all'altra, da un tempo all'altro. La creatura di Vonnegut però è
solo un testimone della propria morte interiore (e poi fisica),
intrappolato nel luogo e nel tempo del trauma come un criceto nella
sua ruota si limita a constatare l'indicibile ironia e orrore della
vita. Al contrario, Richard discende agli inferi del passato, li
attraversa e riemerge, ammaccato ma vivo, nel presente. Il suo
percorso ha un ritmo costante, spezzato da alcuni colpi di scena ma,
come una camminata in montagna, non strappa, non si ferma, nemmeno
nel finale che ci permette d'intravvedere un futuro ancora senza una
forma precisa, ma delineato nella consapevolezza del protagonista
della metamorfosi avvenuta.
Los Angeles resta sullo sfondo, A.M.
Homes non si sofferma in descrizioni di luoghi celebri o che per lei
possono avere un significato, la città non appare una delle forze
generatrici della storia. Al contrario, sono proprio i personaggi che
Richard incontra a connotarla e a darle sostanza: altrove
risulterebbero bizzarri o addirittura fuori posto, qui sono perfetti.
Tornando ai punti di contatto tra
questo romanzo e il capolavoro della Homes, ci si sorprende per
l'inconsueto ottimismo e fiducia nell'incontro con gli altri che
l'autrice v'infonde. Harold Silver in una versione moderna e
rutilante e comica della storia di Giobbe, e Richard impegnato in una
ricerca concreta e spirituale (da qui viene probabilmente il titolo
da manuale di auto miglioramento) sembrano incoraggiarci a credere
che in ogni caso, comunque, nonostante tutto, le cose finiranno bene.
A separarli, certo, ci sono diversi anni e libri che hanno visto la
scrittrice crescere continuamente in abilità e stile, ed è
interessante osservare come trame “sorelle” si sviluppino in modo
diverso. Tutt'e due lasciano traccia, tutt'e due da leggere.
(A.M. Homes “Questo libro ti salverà
la vita” 2006 Feltrinelli)
Iscriviti a:
Post (Atom)