domenica 27 febbraio 2011

Dal mondo dei Libri

Ecco alcune notizie e curiosità dal mondo dei libri. Ringrazio mia sorella Ciambella per la "corrispondenza" da Berlino e il mio amico Doron per la segnalazione di Books2Barcodes

La Biblioteca mobile di Amburgo
Ad Amburgo, in Germania, le persone che non hanno possibilita' di muoversi (anziani, handicappati, etc) possono  ricevere visite da parte del servizio mediatico mobile della Biblioteca di Amburgo.
Prendendo un appuntamento, le persone possono scegliere dal catalogo libri e media che gli vengono recapitati a domicilio.
Per chi lo richiede, il personale non consegna solo il media ma resta anche per leggere all'utente i libri, creando cosi un importante legame tra le persone che sono obbligate a restare in casa e il mondo esterno.
Le persone che girano con la biblioteca mobile sono volontari, in gran parte uomini, che provengono da varie esperienze lavorative, non necessariamente dal mondo della biblioteca.
Essi sono coordinati da un responsabile professionale che si occupa anche di scegliere i media e di fornire un'adeguata istruzione e propone corsi di aggiornamento professionale ai volontari.

Il successo della biblioteca mobile e' sempre piu' grande e l'idea si sta' diffondendo anche in altre città.



Se leggete il tedesco ecco il sito della Biblioteca di Amburgo


Non comprate libri, scambiateli!
Se avete letto un libro e non volete tenerlo, invece di comprarne un altro, potete scambiarlo. Si chiama BookSwap e si realizza attraverso alcuni siti internet. Qui vi diamo due indirizzi, uno di un sito con base in Inghilterra, Read It Swap It e BookMooch che invece è internazionale. 


Libri digitalizzati
Nel sito Books2Barcodes sono pubblicati libri "ridotti" in codici che possono essere facilmente immagazzinati da un dispositivo mobile per la lettura dei codici a barre e poi riconvertiti in testo leggibile da noi umani ...Nel link trovate niente meno che l'Ulisse di James Joyce...

domenica 20 febbraio 2011

venerdì 11 febbraio 2011

Ebook o non Ebook?

Viaggiando sui mezzi pubblici ho la possibilità di capire quale sarà il gadget elettronico che verrà lanciato con più entusiasmo dal mercato. Inizialmente sono pochi a farne sfoggio, l'mp3, il telefonino touch screen, il computer portatile, l'Ipad: poi, in qualche mese le carrozze del metrò si riempiono di emulatori che hanno ricevuto l'aggeggio in questione in regalo o se lo sono comprato a rate.
Quest'anno è la volta del'Ebook. A giudicare dallo spazio dedicato ai lettori portatili nelle grandi librerie e dalla quantità di persone a cui l'ho visto in mano nel mese di dicembre, suppongo che sia stata questa la strenna elettronica alla moda del Natale appena passato..

E visto che l'altro giorno m'è stata chiesta un' opinione su questo modo nuovo di leggere, eccola qua, personalissima e passibile (ma non so quanto) di cambiamenti.

L'ebook affascina le persone fondamentalmente per due motivi, il poco spazio occupato (cosa che lo rende altamente portatile) e la quantità di testi che può contenere. La vostra intera biblioteca potete portarvela dietro in ogni luogo in cui andiate. E' anche in grado di connettersi direttamente con la rete qualora nel libro che state leggendo sia contenuto dell'ipertesto, si può passare agevolmente da una pagina all'inizio del libro a una che si trova in fondo, attingere a banche dati correlate, immagini, video.
Non mancano i problemi, soprattutto di formato (i libri elettronici possono essere pubblicati in diversi formati non tutti compatibili con tutti i lettori),  in pochi anni dovrebbero essere per la maggior parte risolti.
In ogni caso gli schermi oramai non sono più fastidiosi da leggere come nella prima generazione di readers e (cosa importantissima) i libri elettronici costano la metà di quelli cartacei (ecologico; almeno finchè non ti devi disfare del vecchio lettore, che come i telefoni cellulari ormai defunti se abbandonato nell'ambiente può essere molto inquinante) e possono essere acquistati online (comodo).

Ecco, detto tutto questo a me gli ebook non piacciono. Perchè non sono libri. Non hanno la fisicità del libro, l'odore del libro, non si possono toccare, afferrare come libri. Si accendono, si spengono, dipendono dall'elettricità. Le pagine non fanno rumore quando le giri, perchè non ci sono. Non occupano spazio.
I readers di ebook non si possono maneggiare come libri, maltrattare, buttare in fondo allo zaino  senza paura che si rovinino, bisogna proteggerli, starci attenti, coprire lo schermo con una pellicola. Gli ebook eliminano tutto il piacere fisico e tattile della lettura e impoveriscono d'entusiasmo l'azione del leggere. Quando mi arriva un pacco di libri o me ne vado a comprare uno in qualche negozio torno a casa e non vedo l'ora di rigirarmeli tra le mani, sfogliarli, leggere terza di copertina. E iniziare a leggerli. Pensate quale emozione possa dare un download.
Ultima osservazione, un libro te o puoi portare OVUNQUE, un lettore di ebook funziona ad elettricità quindi dovesse capitarti di naufragare su un'isola sperduta dove non ci sono prese elettriche, non avresti neanche la possibilità di leggerti un libro.

I sostenitori dell'ebook ribadiranno che con i libri cartacei non è possibile portarsene dietro più di due o tre, mentre la tua intera collezione può essere sempre con te dentro un e-reader. Ma se stai leggendo un libro, che bisogno c'è di portarsene dietro altri cento o mille?
Mi viene in mente quello che è accaduto con l'mp3 quando ha sostituito il Walkman: quando dovevi portarti appresso il cd player o il mangiacassette potevi ascoltare uno, al massimo due dischi in un giorno, e allora dovevi selezionare, pensare, essere sicuro di voler ascoltare proprio quel disco. Da quando possiamo permetterci di scegliere fra centinaia di album e canzoni tutti compressi in un apparecchio minuscolo e superportatile, passiamo più tempo a saltellare da un titolo all'altro che ad ascoltare musica. Noia e capricci.


Ci sono iniziative come Smashwords che sfruttando l'economicità del mezzo elettronico permettono a chiunque di pubblicare un ebook, favorendo la diffusione di opere di autori giovani e sconosciuti, ma il sogno di ogni scrittore, ci scommetto, è quello di stringere in mano un volume col proprio nome in copertina.
Illustrazione di Gregg www.whatthegregg.com
Sicuramente nell'ambito scolastico-educativo il libro elettronico può essere molto utile: innanzitutto perchè non sembra un libro (i giovani, ahimè, spesso sono spaventati dagli ammassi di pagine) e grazie all'ipertesto dà la possibilità di collegare diversi argomenti ed approfondirli. Può aiutare gli studenti disabili ad acquistare una certa autonomia nello studio a casa.Inoltre, considerati i costi dei libri scolastici cartacei ed il loro peso, potrebbe avere una grandissima diffusione  in questo campo.
Pensiamo poi ai testi universitari, tanti, alcuni difficili da trovare: se fosse possibile scaricarli da internet, recuperare l'intera bibliografia di un corso di laurea prenderebbe qualche ora al massimo.

Ma sono ambiti in cui non sono coinvolte le emozioni e le sensazioni.
Se voglio leggere Vonnegut o Wilde o Lansdale...No, non posso farlo con una scatola di cioccolatini schiacciata.

Per concludere, ecco il blog di Microcosm Publishing , una piccola casa editrice americana no-profit che si offre di ritirare il Kindle (lettore di ebook) ricevuto a Natale e scambiarlo con LIBRI VERI!

domenica 6 febbraio 2011

Un pomeriggio: Alan Bennett "La cerimonia del massaggio".

Alan Bennett (del quale ho già letto "Nudi e Crudi", precedentemente recensito) ha il dono della sintesi. I suoi libri sono minuti rispetto a quelli di altri autori e concentrano in poche pagine la visione del mondo spogliata della sua retorica ed acidamente esposta in tutta la sua meschinità.

In questo libro, che potrebbe -o probabilmente lo è già stato- essere facilmente tradotto in un'opera teatrale, ci troviamo all'interno di una chiesa alla periferia di Londra, dove si celebra una funzione  in ricordo di un uomo morto a soli 34 anni alla quale partecipano moltissime persone famose: giornalisti, scrittrici, presentatrici della televisione, attori, cantanti. Eppure lui, il morto non era famoso, almeno non in apparenza.
In realtà conosceva molto bene tutti i convenuti, e di ognuno -perfino del prete officiante- sapeva molti segreti. Era un massaggiatore, bravissimo, e un disinvolto gigolò. Tutto ruota intorno al suo ricordo, il ricordo del suo corpo, della sua persona, di ciò che faceva.
L'atmosfera è carica di elettricità, potrebbe succedere qualunque cosa a partire da questi ingredienti. Ed in effetti le sorprese non sono poche, la cerimonia diventa un rito catartico, una specie di psicodramma attraverso il quale emergeranno i caratteri delle persone, le loro ipocrisie e paure.

Bennett analizza in modo secco e ricco di humour l'atteggiamento della società e della chiesa nei confronti dell'omosessualità, la superficialità della televisione e perfino la perfidia degli editori. Tutti i difetti  dell'alta borghesia sono analizzati, resi pubblici. La scena è apparentemente immobile e vagamente claustrofobica, una specie di tableau vivant; eppure attraverso quei pochi accadimenti si costruisce un'esperienza che per molti sarà rivelatoria. Più di tutti Padre Joliffe ne uscirà cambiato, rasserenato e comunque grato ancora una volta a Clive.
Per tutto il libro Alan Bennett parla di cerimonie come rappresentazioni teatrali, spettacoli. Siamo tutti attori ai suoi occhi, recitiamo la nostra parte e nascondiamo agli altri i nostri inconfessabili segreti.

Devo dire che nonostante questo libro sia praticamente perfetto, composto con misura invidiabile e stile, avrei gradito qualche decina di pagine in più, non perchè i caratteri non emergano o ci sia una mancanza di completezza, ma perchè il piacere di questa lettura è veramente molto, molto breve.

(Alan Bennett "La Cerimonia del Massaggio" 2002, Adelphi)

sabato 5 febbraio 2011

Sos Libri

Ecco un'iniziativa interessante: l'Associazione Culturale Diogene recupera dalle case editrici libri che andrebbero al macero, li dona alle biblioteche e ne mette in vendita una parte sul proprio sito. Tutti i libri hanno il prezzo fissato a 3 euro l'uno. Ci sono diverse sezioni, dalla letteratura alla musica al cinema, sia di autori sconosciuti che famosi. Vale la pena di farci un giro. Per tutti i dettagli SosLibri.

Eco-Libris

Per tutti voi lettori attenti all'ambiente la possibilità di leggere libri di carta superando i sensi di colpa relativi al taglio delle foreste...Su questo sito potete acquistare e far piantare un albero per ogni libro.

Di uomini e canzoni: Paolo Sorrentino "Hanno tutti ragione"

"Io sono un istrione,
 ma la genialità è nata insieme a me...." (Charlez Aznavour)


Paolo Sorrentino è a mio modesto parere il miglior regista Italiano da molti anni in qua, capace di analizzare in modo approfondito ed originale i sentimenti umani. Rigoroso, capace di raccontare con amore e surrealtà, non ha pari nel panorama cinematografico attuale. Se Toni Servillo, attore di talento indiscusso e parco di apparizioni su pellicola accetta tanto spesso di lavorare con lui, un motivo ci sarà.

Qualche anno fa Sorrentino diresse “L’uomo in più”, un film che raccontava la storia parallela di due uomini con lo stesso nome, un calciatore ed un cantante melodico ispirato dalla figura di Franco Califano. Quest’ultimo, interpretato da Servillo appunto, non esaurì la sua vita nel film, rimase impigliato tra le dita del regista in attesa di continuare il suo percorso.

Nacque così Tony Pagoda, autore e cantante dalla gran voce, amato da tutti (compresi i camorristi) nella sua Napoli della quale vede e vive spesso il lato più oscuro. Tony  è uomo di mondo, frequentava Capri negli anni 50 –conosceva tutti i più famosi cantanti dell’epoca- ha iniziato a cantare negli anni 60, pippa cocaina da quando era diciassettenne e scopa tutto lo scopabile.

E’ simpatico Tony, un fiume di parole,  tanto fitte che si possono tagliare col coltello. Verbalmente funambolico mescola ardite, esilaranti metafore alla sintassi Napoletana. E’ un uomo apparentemente superficiale, infedele, senza costrutto, eppure a modo suo profondo e saggio.
Il libro parte così, benissimo. Pagoda racconta con una serie di salti temporali anarchici la sua vita, costellata di personaggi fuori di testa ed incontri sorprendenti in un crescendo di eventi che culmina nella decisione di abbandonare  il tetto coniugale. Il suo soliloquio è avvincente, e se a tratti si lascia prendere dalle considerazioni filosofiche e diventa verboso, glielo si può perdonare perché fa parte del personaggio. E’ ridondante, molto Napoletano ed amabile come tutti gli uomini che sanno riconoscere i propri difetti pur non facendo nulla per cambiare.

Tony va in crisi, non sopporta più niente e nessuno, e al termine di una tournèe in Brasile, decide di restarvi rinunciando alla celebrità, alla famiglia ed a tutti i problemi.
Potrebbe essere l’inizio di una nuova vita ed invece (lo scopriremo più in là) è l’inizio della fine.
Anche per il libro, intendo.
L’affascinante giostra di Tony Pagoda s’inchioda e la sua prosopopea un po’ cialtrona e un po’ profonda deraglia, facendo il verso a sé stessa. Sorrentino comincia a caricare in modo inutilmente arzigogolato le descrizioni. Il lungo brano che  ha per protagonista Alberto Ratto è affettato, esagerato nell’esagerazione. E invece di dare un contributo alla storia, finisce per essere un’apparizione a tratti divertente ma rispetto (tanto per fare un nome) alla precedente Rita Formisano sembra inutile ed ha qualcosa  di artefatto.
E’ vero, il colpo di scena principale di un romanzo che non sembrava prevederne è affidato a lui, ma è una rivelazione che viene servita in modo frettoloso in due paginette scarse senza reali conseguenze.

La terza vita di Tony Pagoda si svolge a Roma e segna la cristallizzazione definitiva di             questo linguaggio in una serie di infinite filippiche filosofiche (pesantissima quella sulla parola “figo”) ad opera di ruffiani ed altri personaggi del jet set romano, colmi di vizi e cocaina. Tutto è cupo e corrotto dal denaro, i riferimenti e le critiche al sistema di potere instauratosi nel paese negli ultimi vent’anni sono palesi. Tony si trova a raccontare bassezze e squallori che somigliano molto all’attualità e lo fa con le sue lunghe tirate che però ora contengono quel tanto di moralismo e nostalgia per i tempi andati che stonano col suo personaggio. Forse Paolo Sorrentino voleva mostrarci un uomo sconfitto, completamente. Oppure, concentrandosi sulla critica alla nostra società si è lasciato sfuggire Tony e non ha saputo riacchiapparlo.

Si intuisce bene che l’autore ragiona per immagini e certamente quelli che ho segnalato come difetti non lo sarebbero stati in un film, dove un’immagine basta a raccontare tantissime cose, dove i personaggi di contorno assumono una dignità in quanto tali e le loro apparizioni per quanto brevi rimangono scolpite nella memoria anche se non fondamentali per la vicenda.

Anche se questo può sembrare un giudizio molto critico “Hanno tutti ragione” è un’opera prima ben riuscita, ricca personaggi memorabili, episodi e riflessioni divertenti. La struttura a flashbacks è molto cinematografica e funziona benissimo. Non mancano  riferimenti e citazioni della musica  Italiana e in alcuni colleghi di Pagoda si possono riconoscere celebrità della scena melodica (qualcuno mi confermi se Antonella Re non gli ricorda Loredana Bertè). Pure le trame oscure della nostra storia recente vengono menzionate, in modo forse eccessivamente fumoso.

Mi auguro che ci sia presto un bis!

(Paolo Sorrentino “Hanno tutti ragione” Feltrinelli 2010)