martedì 22 settembre 2009

Traghetto (appunti di viaggio 2009)

Frank ha fame, andiamo a cercare da mangiare. Sul nostro ponte c’è un self service. Un primo per lui. Un secondo per me, una bottiglietta d’acqua e mezzo litro di vino, 27 euro. In Sardegna ci mangio per giorni con quella cifra.

Ci addentriamo nel labirinto dei tavoli del salone. Gente che non ha prenotato la cabina accasciata sulle sedie; si sono portati dietro cibo già pronto, leggono o fanno cruciverba, ascoltamo l’mp3 o usano il computer. Col mio vassoio colmo (si fa per dire) di costoso cibo mi sento una duchessa in un campo di profughi. Mentre mangiamo un’odiosa musichetta da ascensore si spande mielosa dagli altoparlanti siti sopra le nostre teste, aumentando l’effetto surrealtà.

A un tavolo poco più in là una coppia sta cercando di fare una foto alla propria bambina. Mi sa che sono veneti, almeno a sentirli parlare. Lei, alta, magra e abbronzata è vestita di nero, il genere di donna con la casa perfetta e i vestiti firmati. La bimba, avrà quattro anni, non è molto carina, ha preso da papà. Piagnucola che ha sete, ma la madre vuole a tutti i costi farle la foto e prima non avrà un bel niente. Alla fine la piccola si arrende. Ma i genitori non sono soddisfatti, vogliono pure che sorrida.

-Dài, un bel sorriso per la mamma. Non così, di più!

Sto pensando che già si potrebbero denunciare per maltrattamento di minore. Comunque la mamma ci mette tanto a fare sta foto che la bambina si rompe e comincia a dondolare sulla sedia. -Ferma!- sibila la donna. Ma la piccola se ne frega e stizzita l’altra spegne la macchina fotografica. Le dice qualcosa, le fa capire che è arrabbiata con lei, la bambina si mette a piangere e cerca il papà. Che però è di relativo conforto.

Giro la testa e m’immagino la ragazzina scappare di casa a 14 anni. Nel frattempo la mamma sta facendo una scenata al marito: -Ecco le risposte che mi dai-gli dice sottovoce per non farsi sentire. Lui, un tipo dai capelli rasati che hanno appena iniziato a ricrescere, stempiato e con gli occhi a palla come una specie di ranocchio triste, sembra imbarazzato. Cerco d’immaginarmi di cosa lo stia incolpando: forse la poca ubbidienza della figlia, forse di non stare abbastanza dalla sua parte, lei donna perfetta e figa suprema. Dea in terra e SUA MOGLIE. Che si è sposata perché usava così, ma è chiaro che lui non è alla sua altezza.

Arriva un’altra coppia, praticamente identica a loro, anche se la donna non è altrettanto bella (è più bassa, ha qualche anno in più ma comunque vestita di ricercato nero) e l’uomo è più grosso, più massiccio e più pelato. Si siedono allo stesso tavolo dei genitori e raccontano la passeggiata sul ponte esterno che hanno fatto. La discussione è finita. La prima donna tira fuori un Nintendo Braintrainer, il marito resta imbambolato mentre gli altri si fanno i fatti loro, come se avesse preso una botta in testa; gli occhi globosi fissano tristemente il vuoto. Non ha avuto neanche il tempo di pensare ad una risposta alle accuse che lei gli ha rivolto. Sotto la sua sedia la bambina si rotola sulla moquette impolverata.


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