sabato 21 luglio 2012

Vita: "Hellen Keller, a Biography", Dorothy Hermann


Hellen Keller, Annie Sullivan e Mark Twain
Negli Stati Uniti la storia di Hellen Keller è stata raccontata più volte, in libri, commedie e film. In Italia la conosciamo soprattutto (solo) grazie ad“Anna dei Miracoli” (“The miracle worker”) la pellicola di Arthur Penn, versione cinematografica dell'omonima opera teatrale.
L'intera vicenda di questa donna, diventata sordocieca quando aveva poco più di un anno, sembra cristallizzata in quel mitico istante in cui riuscì a connettere la parola "acqua" con  il liquido che usciva dalla pompa in giardino. E' il momento culminante di qualunque ricostruzione, in cui tutte le tensioni accumulate tra lei e la sua insegnante Annie Sullivan si sciolgono. Molti sono soddisfatti da questo finale, e spremuta qualche lacrima considerano la faccenda chiusa. Ma cosa ne fu di quella bambina? E come fu influenzata la sua vita da quell'evento?

Le risposte a queste ed altre domande le trovate (anche) in questa biografia, che racconta in modo scorrevole, con buona documentazione ed un pizzico di gossip non solo la vita di una donna che avrebbe potuto -senza l'intervento di Annie Sullivan- confinata in un istituto, ma anche la sua evoluzione emotiva ed il suo processo di presa di coscienza della propria disabilità.

Verso la fine del 1800 si era a malapena coscienti della possibilità di insegnare a leggere e scrivere ai bambini sordi, e spesso l'educazione dei ciechi era limitata alla stretto necessario. Un bambino sordocieco rappresentava un autentico mistero per gli educatori: mettersi in comunicazione con lui era difficilissimo ed in pratica non c'era didattica. Anche se un'altra ragazza sordocieca era stata educata negli Stati Uniti (Laura Bridgman, che Hellen conobbe) non c'erano scuole specializzate e si adattavano i metodi per i ciechi.
Così, quando l'intraprendente, geniale ed ambiziosa Annie Sullivan (anche lei ipovedente e con una drammatica storia familiare) elaborò il suo metodo lavorando con la piccola Hellen, si creò un caso senza precedenti: nonostante la gravità dei suoi handicap la ragazza riuscì a raggiungere risultati accademici simili a quelli dei normodotati, arrivando a costo di enormi sacrifici perfino alla laurea.
Un fenomeno, un miracolo, un genio, un'impostura, Hellen fu esposta come un oggetto esotico e di pregio alle attenzioni dei media con lo scopo di raccogliere denaro per il suo mantenimento ed in parte per quello della famiglia. Grazie a ciò non finì mai in un'istituzione ed ebbe la possibilità di viaggiare ed incontrare moltissime personalità del suo tempo. Contemporaneamente intorno a lei si scatenarono lotte per il controllo della sua vita, perchè questo simbolo di disabile che riusciva a vincere durezza della propria condizione veniva utile a tutti, alle istituzioni che si occupavano di ciechi, alla famiglia, ad Annie Sullivan. Ed ognuno voleva prevalere.

Parte importante del libro è occupata proprio dal rapporto tra Hellen e quest'ultima, una donna torturata dal passato, desiderosa di una vita normale eppure votata totalmente al servizio di questa bambina e poi donna, che certamente le fu utile, ma per la quale comunque cercò sempre di fare le scelte migliori e dalla cui figura fu sempre oscurata, visto che l'opinione pubblica era più propensa a vedere la giovane sordocieca come un fenomeno dotata di intelligenza sovrumana (anche per giustificare la propria incapacità di tanti normodotati  raggiungere gli stessi suoi risultati), piuttosto che dare alla sua insegnante ed alla sua intelligenza e testardaggine il giusto riconoscimento.

Leggendo questa biografia ci si rende spesso conto di come la condizione dei disabili sia solo in parte cambiata e di come non siano stati fatti poi molti passi avanti in molti campi. Ad esempio, ora come allora la sessualità viene spesso loro negata e la povera Hellen fu costretta nel ruolo di "santa vergine" dalla madre e da una società assurdamente bacchettona che non era in grado di accettare la normalità dei disabili.
Nonostante tutte le difficoltà, l'immagine che emerge è quella di una donna determinata, cosciente di sè e della propria situazione, che non si stancò mai di lottare per i diritti dei disabili ed in grado di esprimere idee forti e personali che troppi per comodità liquidarono come ingenue: se infatti da un lato i suoi handicap la isolavano dalla completezza delle informazioni, dall'altra la difesero dal facile cinismo acquisito dai normodotati, superstimolati e più facili ad adattarsi alle situazioni a seconda del favore.
Invece, lei fu in grado di costruirsi un carattere compassionevole e privo di pregiudizi che le consentì di resistere ed accettare le innumerevoli pressioni e tutte le cose che le vennero negate, prima tra tutte forse il diritto ad innamorarsi.

Oggi forse non sarebbe più possibile un controllo tanto radicale sulla vita di una persona, disabile o meno. Tuttavia, leggendo questo libro ci si rende conto dell'estrema fragilità che sperimenta chi non rientra nei canoni di normalità, e di quanto sia difficile ancora oggi parlare di parità tra tutte le creature.

La biografia di Dorothy Hermann è un lavoro corretto e ben documentato; pur senza essere un capolavoro letterario è molto equilibrata nel mostrarci tutti i protagonisti con i loro pregi e difetti, le loro fragilità e meschinità, dando modo al lettore di valutarli nella loro completezza.
La grandezza di Hellen è quella di una persona che ha saputo adattarsi e prendere coscienza della propria posizione, subendo le decisioni altrui ma cercando comunque di seguire la propria strada senza autocommiserazione. Il suo eroismo appare a volte più nel sopportare chi la circondava che nell'affrontare la propria gravissima condizione (cosa che fece sempre con serenità).

La sua storia supera prepotentemente i confini di quel momento in cui comprese che ogni cosa ha un nome,  e ci serve per capire a che punto siamo come società e come esseri umani nella comprensione dell'handicap e nella sua accettazione senza timore e pregiudizio.

(Dorothy Hermann "Hellen Keller, a biography" 1998 The University of Chicago Press-libro in lingua originale)








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