A Louise Rafkin pulire piace VERAMENTE: le piace lucidare, grattare, lustrare; le piace prendere soldi per farlo e pensa a pulire anche nel suo tempo libero. E' una professionista cosciente delle proprie capacità ed esperienza, nonché della propria dignità di lavoratrice. Le sue amiche sono donne delle pulizie come lei ed i loro discorsi vertono sul come pulire cosa, ma soprattutto sulle persone per cui puliscono. Quello è il valore aggiunto ed indiscutibile della sua professione, che le permette di venire in contatto con gli aspetti più intimi delle vite degli altri e le dà materia prima per i suoi scritti. Segue l'evoluzione dei matrimoni, l'arrivo o la sparizione di amanti, animali, raccoglie informazioni altrimenti indisponibili ad un qualunque ospite della casa e si fa un un'idea molto precisa della personalità di chi l'assume.
Ne vengono fuori quadretti esilaranti di persone completamente matte ma che probabilmente sono considerate sane di mente dal mondo tutto. Solo la donna delle pulizie conosce la verità.
Questo però è solo l'inizio. Attraverso la passione per il pulito la Rafkin esplora, con esperienza diretta o interviste agli interessati, tutte le declinazioni della propria professione, arrivando dappertutto.
Analizza le condizioni lavorative a cui sottostà la sua categoria, in gran parte formata da donne di colore o ispaniche, magari clandestine, l'evoluzione (purtroppo anche in negativo) che ha portato una ventata di legalizzazione, non sempre favorevole alle lavoratrici. Inoltre c'illustra tutte le esperienze possibili ed immaginabili nel mondo del pulito. Per farvi un esempio, esiste un business delle pulizie sexy, cioè di uomini o donne che vi puliscono veramente la casa ma lo fanno in mutande o mutandine (o addirittura nudi). Altri si specializzano nella pulizia di luoghi delitto, altri ancora nelle opere d'arte. Nella sua incessante ricerca l'autrice s'infiltra perfino in un gruppo di “Disordinati Anonimi”, disperati che hanno raggiunto lo stadio terminale del disordine e cercano di disintossicarsi.
Man mano che l'esplorazione procede si fa anche più seria e dopo la metà del libro la parola pulizia diventa sinonimo di purificazione, ordine mentale, dei ricordi e di vita. Non si tratta più semplicemente di rendere brillanti le superfici, ma di trovare un senso profondo per sé stesse.
Louise finirà addirittura in Giappone, a lavorare gratuitamente in una comunità che fa del servizio la sua missione. Si troverà a sognare di uscire con le squadre che vanno porta a porta ad offrirsi di lavare i cessi altrui.
Le pulizie sono qualcosa di basilare nella vita di tutti i giorni e proprio per questo investono a vario titolo l'esistenza di chiunque. Grazie a Louise Rafkin ho scoperto un mondo fino ad ora ignoto e sono entrata nella testa di una persona che ama pulire, qualcosa di difficilmente comprensibile per chi considera ramazzare e spolverare una specie di supplizio e tutto sommato nel proprio disordine ci vive bene. Lo consiglio a chi fa uso dei servigi di una donna di servizio, alla donna di servizio stessa, a chi ha una fissazione per il pulito e a chi non ce l'ha proprio. Questi ultimi potrebbero addirittura cambiare le loro prerogative e sentirsi attratti da secchi e stracci. Ma non garantisco.
(Louise Rafkin “Lo sporco degli altri” 2000, Feltrinelli)
1 commento:
Fantastico!! Divertentissima recensione...ma davvero ti ho regalato io quel libro?! ahahahahahahha! E ho caito chi e' il misterioso lettore della foto... ;o)
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