mercoledì 8 settembre 2010

Nessun controllo, A.M. Homes "La sicurezza degli oggetti"



siamo tutti, chi un po' di più, chi un po' di meno tutti tutti tutti completamente pazzi” (Il Teatro degli orrori “E lei venne!”)

E’ raro trovare un libro di racconti che appassiona come questo: una volta iniziato l’ho finito in un lampo, curiosa com’ero di scoprire il prossimo passo verso l’abisso pensato dall’autrice, che con terribile determinazione ed una certa crudeltà spinge i suoi personaggi oltre il limite.

La normalità non esiste e dietro i codici che adottiamo per renderci accettabili dalla società siamo tutti paranoici: le regole dettate dalla vita quotidiana, la routine del lavoro e dei riti famigliari servono solo a proteggerci dalla follia che non aspetta altro che un minimo cedimento per sopraffarci. Basta lasciare i propri figli dalla nonna per un fine settimana in un tentativo di recuperare la passione giovanile e rinverdire un rapporto amoroso o non riuscire a rientrare in ufficio per il pomeriggio o fare un giro di troppo nel  centro commerciale: improvvisamente perdiamo il contatto con la realtà ed i nostri più intimi segreti, le paure, i desideri emergono più forti della buona educazione e delle convenzioni.
Così per esempio, al protagonista di “Acchiappare i proiettili al volo” capita suo malgrado di essere tentato dai corpi di quindicenni pacchiane e ignoranti, mentre Elaine e suo marito, bravi genitori borghesi si trovano a fumare crack in salotto e, forse proprio nella casa accanto, un ragazzo s’innamora della Barbie Tropical di sua sorella e con lei scopre la sua (complicata) sessualità.

Spavalda, A.M. Homes mette il dito nella piaga purulenta e lo spinge fino in fondo, mettendosi nei panni di ragazze brutte e grasse, incomprese dalla madre ed incapaci di amarsi che si nascondono nell’armadio della biancheria o si masturbano nel giardino di casa in pieno giorno; spia una famiglia prigioniera di un figlio in coma da anni, vive la presa di coscienza di una ragazzina dell’umiliazione di genere che subisce in quanto donna ed analizza con caustica lucidità il processo che porta un bambino rapito da uno squilibrato ad adattarsi alla sua condizione di prigioniero fino ad abituarcisi completamente e vivere la liberazione come un rifiuto.

E’ disturbante, anche perchè alcune di queste storie risposte a domande imbarazzanti che temiamo di porci ("Cosa farei se...?", "Cosa succede quando...?")  ed a qualcuno potrebbe venire la tentazione di mollare un libro così forte, in cui i personaggi non godono di alcun aiuto da parte della loro creatrice, che li lascia, privi di qualunque sicurezza fisica o affettiva. Forse, come suggerisce il titolo e come sembra fare uno dei protagonisti dei racconti, restano solo gli oggetti, automobili, case eccetera, a darglii un'illusione di controllo sulle loro vite. Il lettore non può fare a meno di sentirsi parte del loro stesso vuoto e se solo ce lo concediamo possiamo scoprire di assomigliargli più di quanto vorremmo.
La vita in questi racconti è desolata ed agghiacciante, ridicola a volte nella sua verità e priva di giustificazioni e soluzioni. Si sente solo un gran freddo.

(A.M. Homes "La sicurezza degli oggetti" 2010, Feltrinelli)