All'inizio degli anni 2000 il mito del
vampiro è stato rispolverato da abili autori che, esaltandone il
lato romantico a beneficio di centinaia di migliaia di adolescenti (e
delle loro tasche), gli hanno dato nuovo lustro e popolarità. Nel
2004, appena un anno prima che scoppiasse il fenomeno “Twilight”,
in Svezia veniva pubblicato un romanzo che trattava un tema simile,
anche se in maniera molto diversa. A parte l'età dei protagonisti,
un po' più giovani e più emarginati degli omonimi americani, il
nucleo portante di “Lasciami Entrare” non è infatti una storia
d'amore né, come potrebbe sembrare all'inizio, di bullismo
scolastico in una cornice gotica. Invece, racconta qualcosa di molto
più ampio e terribile, ovvero della violenza perpetrata e perpetuata
sui bambini, da sempre.
Blackberg è un quartiere periferico di
Stoccolma progettato per ammassarvi il proletariato più disagiato e
povero. In uno degli squallidi palazzi vicino al bosco abita un
ragazzino introverso e pauroso, Oskar: vive con la mamma e a scuola è
preso di mira da alcuni compagni che lo sottopongono a violenze
fisiche e psicologiche; nel tempo libero si abboffa compulsivamente
di dolci, commette qualche piccolo furto, colleziona articoli di
giornale sui delitti più sanguinosi ed efferati e sfoga la rabbia
per le umiliazioni subite pugnalando tronchi d'albero.
Una sera, nell'area giochi di fronte a
casa, conosce una strana bambina appena trasferitasi nel palazzo di
fianco al suo: anche se è molto freddo porta solo una sottile
felpa, ha i capelli molto sporchi, ma in compenso è agilissima e fa
dei salti spettacolari. Non ci vuole molto perché i due bambini
diventino amici, e i loro incontri un'abitudine quotidiana. Da qui la
narrazione si allarga progressivamente come un'inquadratura
cinematografica, mostrando lo scenario tremendo che li circonda, in
cui tutti i bambini e i ragazzi sono vittime delle scelte, delle
perversioni e soprattutto dell'inettitudine degli adulti: anche
quando questi ultimi non costituiscono un pericolo immediato, sono
comunque incapaci di ascoltare i piccoli, di osservarli e di
proteggerli dal male che sembra essere ovunque. Il morso del vampiro
che si aggira per Blackberg sembra un male minore di fronte alla vita
nel quartiere. E forse il fatto che tutte le sue vittime siano adulti
è proprio sintomo di rabbia e impotenza dei bambini che vengono da
un tempo remoto e trovano finalmente sfogo e vendetta.
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Una scena dal film svedese del 2008 tratto da "Lasciami entrare", del quale coglie perfettamenete l'atmosfera |
La prima parte del romanzo è
sicuramente la più coinvolgente, la descrizione della vita
quotidiana dei vari personaggi, brillantemente delineati, crea
immediatamente un'atmosfera di tensione. Uno dei più riusciti è
senz'altro Hakan, il pedofilo: più raccapricciante e disgustoso del
professor Humbert Humbert di “Lolita”, è un personaggio a tutto
tondo, combattuto tra vergogna di sé e impulso perverso. Tutti lo
credono il padre della piccola Eli, l'amica di Oskar, ma in realtà
ne è “innamorato”, ed è l'unico a conoscere la sua reale
natura. Hakan trasmette un senso di genuino orrore, le pagine che lo
riguardano sono lette con ansia, aspettando le sue mosse con inutile
sentimento di protezione verso i ragazzi e terrore in attesa che
accada il peggio. All'estremo opposto c'è Staffan, un personaggio
forse più prevedibile, dal quale comunque ci si aspettano
comportamenti disturbati: poliziotto retto e ligio alla sua missione,
che sotto la devozione cristiana e il senso del dovere nasconde una
natura irosa e violenta, sta per diventare il patrigno di un amico di
Oskar, Tommy, rimasto orfano da poco.
Ma è Eli la vera protagonista del
libro: anche quando Lindqvist non si concentra su di lui è sempre
presente, nei pensieri di Oskar, nelle azioni di Hakan, nelle
indagini della polizia. E' un essere polimorfo che muta
continuamente: ragazzina, vampiro, animale e androgino, vittima
condannata per una colpa non sua, disperata creatura che cerca di
restare viva senza nuocere al prossimo; le sue trasformazioni
sconcertano Oskar, che talvolta reagisce con disprezzo e rifiuto e
altre volte con tenerezza. Il rapporto d'affetto tra i due ragazzi si
consolida attraverso una serie di prove terribili fino a sostituire
tutti gli altri e a diventare loro salvezza e unica via d'uscita da
Blackberg. I “grandi” sono personaggi minori e a volte rischiano
di risultare addirittura inutili, come il gruppo del ristorante
cinese -un'accolita di disoccupati, alcolisti e sbandati- coinvolto
in qualità di vittime negli omicidi che servono a mantenere in vita
Eli. La loro presenza fornisce il punto di vista incredulo del mondo
adulto e razionale, che -al contrario di quello dei bambini- non
prevede l'esistenza dei vampiri. Tuttavia, le loro vicende col
procedere delle pagine diventano una pesante zavorra, e si ha spesso
la tentazione di saltare interi capitoli.
La scrittura è scorrevole e piacevole:
decisamente più coinvolgente nella prima parte, diventa molto fredda
e meccanica nella seconda, col probabile obiettivo di esaltare gli
eventi più truculenti evitando riflessioni che potevano suonare
sentimentali o patetiche. L'immaginazione di Lindqvist e la sua
abilità nel costruire i personaggi sono il vero punto di forza del
libro, tanto da far perdonare qualche caduta nella credibilità delle
situazioni che tradisce un'immaturità del tutto perdonabile, viste
l'originalità della storia e la capacità d'indagare a fondo anche
gli aspetti più terribili delle vicende con un punto di vista
originale e coraggioso.
Si tratta di un libro i cui meriti
vanno al di là della qualità letteraria -pur buona. Devo
sottolineare che questo è il primo romanzo dello scrittore svedese,
al quale ne sono seguiti diversi altri. Sarebbe interessante scoprire
l'evoluzione del suo stile e delle sue storie, e viste le premesse
c'è da aspettarsi legittimamente qualcosa di ottimo.
(“Lasciami Entrare” di John Ajvide
Linqvist, 2004 -prima edizione italiana 2006- Marsilio Editore)
2 commenti:
Dalla tua analisi mi sembra un testo frastagliato, non banale.
Il film l'hai visto?
Ce ne sono diverse versioni. Io ho visto quella svedese, molto bella,
molto horror...
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