Scoprire uno scrittore attraverso le
sue opere “minori” può essere fonte di grande soddisfazione;
infatti nei libri meno noti si può trovare qualcosa che nei testi
più famosi a volte passa in secondo piano o diventa un elemento
dello sfondo, e che invece assume un carattere rivelatore una volta isolato. Dato che parliamo di Lev Tolstoj è anche fonte di
rassicurazione per la vostra Frittella, che se avesse dovuto iniziare
a parlare del grande autore russo partendo dai suoi monumenti
probabilmente avrebbe gettato la spugna.
“I cosacchi e altri racconti”
contiene scritti successivi ad un episodio che oggi potremmo definire
depressivo e che segna lo spartiacque tra il primo ed il
secondo Tolstoj. Nello stesso anno in cui concluse la stesura di
“Guerra e pace” (sette versioni!!), egli intraprese un viaggio
per l'acquisto di una tenuta, e durante una sosta notturna in una
locanda venne preso da un'angoscia terribile quanto apparentemente
immotivata. Improvvisamente ciò che lo circondava si riempì di
cieco orrore, mentre la forma dell'esistenza condotta fino ad allora
gli si rivelava come un guscio vuoto all'interno del quale non v'era
nulla tranne l'abisso. Le azioni quotidiane, i gesti, le parole,
diventarono oggetti fragili e senza senso. Da questo momento iniziò
un processo che portò lo scrittore a rivedere tutto di sé, a
formulare idee ed opinioni politiche, religiose e filosofiche nuove,
a cercare un rinnovato contatto con la natura, a diventare
vegetariano e ispiratore di gruppi dissidenti dal potere della
società e della chiesa, che egli vedeva come nemici colpevoli di
ostacolare e allontanare l'individuo dalla giusta felicità in terra.
I racconti ed i romanzi successivi a questa crisi ne porteranno i
segni: i personaggi protagonisti non sono più nobili e ricchi, ma
anche contadini poveri, ladruncoli, prostitute, animali, coloro cioè
che si trovavano più in basso nella scala sociale. E quando
sceglierà una nobile (Anna Karenina) lo farà per criticare
apertamente la società russa e i suoi modelli. Le storie sono
segnate da un cupo pessimismo e da un intento quasi moralizzatore. Si
fosse trattato di un altro autore probabilmente questa volontà
“didattica” avrebbe potuto guastare la sincerità della scrittura
e il piacere della lettura, ma visto che parliamo di un personaggio
di questa levatura (larger than life, direbbero gli
anglosassoni) è un rischio che non corriamo.
Questi racconti sono un ritratto morale
e ironico della Russia ma soprattutto del loro autore, e
costituiscono tutti insieme una piccola quanto articolata mappa dei
suoi interessi e turbamenti . Che sia esplicitamente autobiografico
come ne “I cosacchi” o ne “Il diario di un pazzo” (cronaca
della terribile notte che cambiò la sua vita) o narri di esistenze
totalmente diverse dalla sua, Tolstoj si specchia nelle sue storie,
nei romantici idealismi di Olenin (vero e proprio alter ego), giovane
ufficiale russo in fuga dall'alta società e alla scoperta dei
paesaggi e del popolo cosacco, nelle vicende umoristiche de “I due
ussari”, malinconiche di “Cholstomer” e “Tre Morti” o in
quelle drammatiche di “Polikuska” -la parabola sfortunata di un
povero ladruncolo in cerca di remissione, rappresentante di quel
popolo sconfinato di servi poveri la cui unica possibilità stava nel
compiacere chiunque si trovasse in una posizione sociale superiore,
nella speranza di diventargli utili e migliorare minimamente la
propria condizione. E' con costoro che egli si schiera, raccontando
le loro miserie con gusto del paradosso e con la malinconia e il
fatalismo tipici delle storie popolari. Anche ad un profano è
evidente il tormento dello scrittore, lucido indagatore dell'animo
umano impietoso con sé stesso e con gli altri, in ricerca della
verità, della giustizia, in fuga da sé stesso verso una pace
vagheggiata nella natura e nella (impossibile) fratellanza con tutti
gli uomini, verso ideali politici e religiosi rivoluzionari per
l'epoca e forse anche oggi.
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Sembra Gandalf ma è Tolstoj |
I personaggi che popolano buona parte
dei racconti sono emblematici dei rapporti tra le diverse classi del
periodo e i loro atteggiamenti sono ripresi con precisione e
umorismo. Basti per tutti il dialogo surreale tra il concreto fattore
e la padrona che apre “Polikuska” e li vede discutere senza
ascoltarsi, in un reciproco studio degli atteggiamenti altrui.
Bastano poche righe per capire quanto la donna sia stupida, animata
da una ridicola volontà/vanità di redenzione di Polikuska che sarà
invece causa della sua rovina. Tolstoj è spietato nel tratteggiare
la vanità e l'inconsistenza morale dei nobili del suo tempo, e se i
più poveri e miserabili soffrono un destino avverso, i più ricchi e
fortunati sono giudicati senza benevolenza. Ecco come viene descritta
la giovane Liza ne “I due ussari”:
“L'espressione del suo viso, quando
era occupata e niente la agitava in modo particolare, era come se
dicesse a tutti quelli che la guardavano: è bello e allegro essere
al mondo per chi ha qualcuno da amare e ha la coscienza pulita. Anche
nei momenti di dispetto, di turbamento, di trepidazione o di dolore,
attraverso una lacrima che le increspava il sopracciglio sinistro, le
labbra serrate, splendeva lo stesso (…) un cuore retto, buono, non
rovinato dall'intelligenza.”. Tuttavia, egli riesce ad essere
leggero, a non risultare mai arcigno o vendicativo, semmai cinico e
divertito.
Merita infine una nota la
descrizione dei luoghi e dei paesaggi, ricca, efficace come i colori
di un grande pittore: il magico viaggio di Olenin da Mosca verso il
Caucaso, un vero piano sequenza che racconta il passaggio dalla città
con la sua vanità e povertà spirituale al piccolo villaggio
cosacco, vivo, concreto, sincero, mondi separati da una natura
immensa e fantastica; i grandi ambienti dove vivevano loro malgrado
diverse famiglie, densi di chiacchiere, malignità e pettegolezzi; le
foreste russe con la loro pace, i suoni, la luce e perfino gli odori.
Per chi ha letto il Tolstoj
immenso di “Guerra e Pace” questi racconti saranno una sorpresa,
per chi non lo conosce un modo
per scoprire un Padre della grande
letteratura.
( Lev Tolstoj “I cosacchi”
1996, Garzanti Editore)
2 commenti:
Interessante il taglio che hai
dato al post.
Io, come sai, sono più filo-dostojevski...
Dostojevskij è un altro dei miei buchi nella letteratura russa, ma spero di ovviare al più presto. Devo dire che fino ad oggi i miei russi preferiti sono Gogol e Bulgakov per il taglio fantastico dei loro scritti...
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