giovedì 16 agosto 2012

Coppie, parte 2: Mentre i mortali dormono (cit.), Giacomo Papi "I primi tornarono a nuoto"


Claude Monet-Twilight in Venice
L'idea del ritorno dei morti sulla terra è da sempre presente nella narrativa, a partire da Euridice che Orfeo tenta di riportare a casa dal mondo dell'Ade, centinaia, migliaia di storie sulla morte ed il ritorno alla vita sono state scritte ed immaginate, alcune come esorcismi per curare la paura, altre come base su cui costruire fedi; dal loro canto, scrittori e registi si sono lasciati ispirare da questo tema che si intreccia inevitabilmente con le forze primarie dell'amore e del sesso.

Tutto questo Giacomo Papi lo sa, ed ha deciso di immaginare le conseguenze più estreme di un ritorno massivo dei morti dall'Aldilà. Una buona idea se condotta nel modo giusto. In letteratura -come in ogni cosa- bisogna fare delle scelte e, generalmente, più motivate ed ardite sono, più interessante sarà il risultato.
Il nostro autore però sceglie di non scegliere: con abilità tutta italiana mette i piedi in praticamente tutte le scarpe disponibili, partendo dal mistery-horror corredato di simboli biblici, scivolando sopra il thriller fantapolitico, diventando esistenziale, ritornando a martello sull'horror e chiudendo con il registro sentimental-buonista da famiglia Mulino Bianco (oppure Rossella O'Hara,“Domani è un altro giorno!”).
Il risultato di tanti cambiamenti in così poche pagine e di uno stile a volte sciapo ed altre fortemente lirico è un abbozzo di romanzo che in mano ad un altro scrittore/scrittrice avrebbe potuto diventare un gran bel libro. Penso a cosa ne avrebbe fatto Stephen King, magari un nuovo “L'ombra dello scorpione”, un tomo da 1500 pagine in cui avrebbe sciorinato tutto il possibile sulle conseguenze sociali, politiche, economiche, religiose del “ritorno”, sui caratteri e le storie dei personaggi coinvolti, sarebbe andato a fondo.
Fredric Brown avrebbe forse inventato una storia comicissima e fuori di testa, Yates un dramma familiare struggente, Kurt Vonnegut...un miracolo.

Lo so, non è leale confrontare un neo romanziere con tali mostri sacri, però mi arrabbio quando mi trovo tra le mani un libro in cui niente si conclude, niente ma proprio niente è approfondito, solo accennato, come se l'autore ci dicesse “Avete presente...?” e noi lettori dovessimo immaginarci il resto. Così -ad esempio- le conseguenze sulle religioni ufficiali sono proprio schizzate, e se la chiesa cattolica viene minimamente chiamata in causa, di protestanti, buddisti, Islam, Israele (le teocrazie!) non si parla proprio.
Altro esempio, la resurrezione del personaggio famoso contemporaneo (effetto speciale!) che pur non nominato apertamente s'intuisce chi sia (leggete la descrizione della giornalista neo-viva e ditemi se non vi fa pensare ad Oriana Fallaci) è appena accennata (lei sicuramente non avrebbe esaurito l'argomento con un articolo, ne avrebbe scritto un libro, etc. etc.).
I governi del mondo, vista la concreta possibilità di vedersi rovesciati da eserciti di redivivi, praticamente non reagiscono in alcun modo. In compenso, indicono un utilissimo congresso in cui tutti gli scienziati del mondo racconteranno la loro idea sulla situazione. E per essere sicuri che nessun ex-morto vi partecipi, si sceglie per organizzarlo un luogo che può venire isolato dal resto del mondo: Venezia! D'accordo, lì l'atmosfera è decisamente dark, ma non era più logica una base militare in qualche isola? Questo non è il G8... Comunque è questo il punto centrale (e forse il più atteso dallo scrittore) del libro, in cui si scatena tutta la potenza della lingua italiana, con una descrizione della Laguna come un luogo da tregenda in attesa della tempesta. Che puntualmente arriva, ma anche qui, gli accadimenti non si compiono ed il protagonista nel mezzo del marasma scappa dalla sua bella.
I morti ritornati appaiono inizialmente buoni come Teletubbies, spaventati e simpatici, poi improvvisamente decidono di diventare Gremlins cattivissimi, ma non si capisce, quando, come si sono incontrati per parlarne?
Sembra che Papi abbia avuto centinaia di buone intuizioni che aprono porte sulle più interessanti e profonde interpretazioni (i morti rappresentano il passato Italiano che non ci lascia mai? Il vecchio del paese che soffoca il nuovo? Si tratta di una critica alla tentazione di guardare storicamente indietro?) ma non il coraggio di approfondirle.

I personaggi allo stesso modo sono approssimativi: Adriano Karaianni, un bravo ragazzo pensieroso ed eroico, senza arte né parte, la sua compagna Maria (appropriatamente incinta) bella, brava, comprensiva, di buon senso, lei sa, lei capisce, non parla troppo, anzi stà zitta e meditabonda...Il cliché della donna ideale e inesistente. I loro dialoghi sono in generale miseri, e quando Papi vuol dargli una parvenza di realismo c'infila un cazzo o un vaffanculo, che sembrano provenire dalla bocca di un neonato. E poi i patetici politici italiani, untuosi e leccaculo, ed il cattivissimo (e magrissimo e puzzolentissimo) agente dei servizi segreti, personaggi abbozzati senza particolare arguzia.
La scrittura si concentra sulle azioni, ma queste in realtà non ci dicono niente di loro. Perfino il racconto strappalacrime del grande amore di Serafino, il primo uomo tornato dalla morte, (anche lui uno stereotipo, il buon vecchietto che diventa il padre putativo di Adriano e Maria) risulta inutile e stucchevole. E pure di questi ex morti non vengono presi in esame il carattere, lo stupore, le implicazioni profonde che può avere il fatto di rinascere. E poi, quando torneranno Napoleone, Hitler, Cesare, Lenin...cosa succederà?

Se non altro il finale è coerente con il romanzo: inconcludente, sdolcinato, consolatorio, perfetto per qualche film italiano, e per tirarsi indietro di fronte ad altre decisioni.

Non so se Giacomo Papi sia soddisfatto del libro che ha pubblicato, non so se lo volesse proprio così o se l'editor di Einaudi lo abbia obbligato a tagliare e addolcire i contenuti per rendere lo scritto appetibile ad un pubblico più vasto (!!!!). So che pur avendo compreso le sue doti di scrittore, ho fatto fatica a finire la lettura (verso la fine non ne potevo più), e nonostante ci siano le intenzioni ed i semi per un buon raccolto (la scena del ritorno degli ex padroni di casa è disturbante, e rivela forse la sua vera indole letteraria) questi germogliano appena e muoiono subito. Un po' poco, considerato anche il prezzo di questo volume in brossura (17 euro!!!).
Sarebbe interessante vedere "tornare" questo libro, riscritto, ampliato e rivisto, magari tra qualche anno, dallo stesso Papi.

(Giacomo Papi “I primi tornarono a nuoto” 2012 Einaudi Stile Libero Big)

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