venerdì 30 dicembre 2011

Natale, Natale, Natale: "Le correzioni" Jonathan Franzen


C’è una categoria di libri che potremmo definire imbarazzanti. Ai due estremi di questa categoria ci sono libri bruttissimi, sconclusionati, che annichiliscono perfino la nostra voglia di farli a pezzi parlandone male (mi viene in mente un volume che mi fu prestato un paio d’anni fa e sul quale non riuscii a scrivere una riga), e libri sublimi che ci assorbono completamente, diventano un’ottima ragione per non uscire la sera, e quando finiscono ci lasciamo esterrefatti, senza parole.
Jonathan Franzen ha scritto un’opera che appartiene a questo estremo, che parla della fragilità dell’occidente, della scomparsa di un’America sconfitta dal tempo, dell’attesa del futuro. E’ un libro che mette in scena la fine di un’epoca e l’inizio di un’altra, con tutto il dolore e la speranza che questo comporta, tanto bello che non si sa bene come recensirlo.
Proviamoci.

La famiglia Lambert, protagonista del libro, incarna l’America tutta. Ognuno dei suoi componenti vive le conseguenze e le contraddizioni del proprio paese e della propria storia famigliare: i tre figli, l’intellettuale idealista Chip rovinato da una studentessa che lo ha sedotto, l’affarista Gary, uomo di apparente successo eppure titolare di una fragile posizione nella propria famiglia dove di fatto è sottomesso psicologicamente alla moglie Caroline, la più giovane Denise, chef rampante che scopre la propria bisessualità, sono vittime dell’educazione rigidissima del padre Albert, un ingegnere ferroviario che per tutta la vita ha cercato di “correggere” sé stesso e gli altri secondo ideali reazionari e bacchettoni eliminando tutto ciò che considera debolezza (piacere), sia una pausa caffè durante l’orario di lavoro o il sesso, pure se consumato con la propria moglie.
Ora che è malato, in preda ad assurde allucinazioni con uno stronzo che salta beffardo sulle lenzuola del suo letto, e non in grado di controllare nemmeno gli sfinteri, tutto il mondo collassa su di lui e sulla moglie, Enid, una donna non intelligente che lo ama nonostante la sua durezza e che-delusa da tutto, affaticata dalla gestione di un uomo intrattabile e malato- concentra tutte le proprie aspettative di felicità sul classico dei classici, la celebrazione del Natale in famiglia, con i propri figli e nipoti.

Così, mentre i loro figli affrontano la propria inadeguatezza agli standard paterni, i sensi di colpa e cercano di portare avanti come meglio possono esistenze che avrebbero tutti gli elementi della normalità ma normali non riescono ad essere, Albert ed Enid (sempre più distanti l’uno dall’altra) cercano di vincere ognuno la propria battaglia personale per non andare a fondo, e gli eventi precipitano in maniera surreale ed inesorabilmente verso la voragine Natalizia che tutto dovrebbe aggiustare e portare ad una soluzione consolatoria.
La famiglia, considerata organismo di base della società occidentale, viene sezionata e scomposta nei suoi  meccanismi e componenti minimi -individui imperfetti di cui il lettore conoscerà segreti, percorsi inaspettati nel mondo delle droghe, pensieri virtuosi e meschini. 
E dietro la perfezione che Enid cerca disperatamente di mostrare ai vicini ed Albert ha imposto ai propri cari si nasconde l’infelicità generata da errori mai corretti che si protrae fino a quando il mondo dei Lambert giunge alla catastrofe, spazzato via con tutte le sue certezze e le sue paure dal tempo e dalla malattia.
La storia di ogni personaggio è contemporaneamente una vicenda singola segnata da una volontà autonoma e a volte autodistruttiva, un frammento di delirante vita famigliare collegato a decine di altri, ed un pezzo di società americana alla vigilia di un cambiamento. Ognuno è se stesso e una parte del tutto.

Franzen è un autore colto, sensibile e molto abile, in grado di produrre un romanzo di quasi seicento pagine in cui non ci sono cadute di ritmo e del quale si segue ogni parola senza che il pensiero di saltare avanti ci tocchi, capace di ritrarre con giusto distacco l’animo umano, mettendone in evidenza le virtù e le debolezze e lasciando solo al lettore il giudizio ultimo sui suoi personaggi.

Impossibile esaurire in una recensione tutti i pensieri e le sensazioni che suscita una lettura del genere: questi sono modesti, incompleti spunti per convincervi a leggere un romanzo secondo me assolutamente imperdibile. Capita di rado di leggere qualcosa di tanto bello.

(Jonathan Franzen "Le correzioni" 2005 Einaudi)

1 commento:

monty ha detto...

Non sembra la mia tazza di tè,
ma ehi, bella recensione!