venerdì 10 dicembre 2010

Nel nome del pulito, "Il mondo deve sapere" Michela Murgia


Se mi fossi ricordata che Michela Murgia e' una vincitrice del premio Campiello, probabilmente non avrei comprato questo libro: ho una naturale diffidenza verso i premi letterari, soprattutto quelli Italiani, in generale ho l'impressione che vadano sempre a romanzi che per me non rivestono interesse. A parte questa snobberia personale, ringrazio la mia poca memoria, "Il mondo deve sapere" è da leggere. Sia perché è ben scritto, sia per quello che racconta.
Che siate lavoratori precari, che siate vittime dei vostri datori di lavoro o dei vostri colleghi, che il vostro telefono squilli in continuazione e voi non sappiate come tenere testa alle vendite porta a porta, questo libro vi sarà utilissimo.
Nato come blog, questo testo è il racconto dell'esperienza della scrittrice come telefonista in una ditta di aspirapolveri, la Kirby Company.
Tutto ciò che potete immaginare della vita di una telefonista e molto di più vi sarà svelato: la paga da fame, la mancanza di diritti, la coscienza di stare truffando le persone dall'altro capo del filo, tutta la raffinata manipolazione psicologica del potenziale cliente e del lavoratore, tenuto in scacco da capi completamente incapaci e terribilmente crudeli. 
Ognuno ci può trovare una lettura personale a seconda del proprio vissuto, ma se avete lavorato o lavorate in un ufficio non faticherete a riconoscere i sistemi usati da molti dirigenti o da capetti rampanti per costringervi a fare quello che vogliono.
Tecniche psicologiche allucinanti per farvi credere che un lavoro di merda è un'opportunità, che se non ce la fate a reggere la crudeltà mentale di cui siete vittime siete dei perdenti, che una punizione è un aiuto che vi danno.
Vi posso assicurare che quanto ho letto si trova in luoghi di lavoro di ogni genere, colpisce precari e non (anche se i primi sono più fragili); sono sistemi che funzionano, distorcono la realtà e vi proiettano in un universo parallelo da telenovela dove veramente potreste pensare che lavorare in call center per 250 euro al mese, sabati e domeniche sia un'attività che porta (dio sa come) al successo. E’ facile cascarci, è difficile che al di fuori qualcuno vi capisca.

Si stenta a credere alla quasi religiosa devozione dei capi verso l'aspirapolvere, alla minuziosa ed esilarante cronaca delle telefonate e dei sistemi per farsi dire di sì da una sprovveduta casalinga (io stessa ho riconosciuto lo stile di una chiamata ricevuta tempo fa), alle meschinità descritte. Ma ahimè, è tutto vero.
La lucidità di analisi ed il caustico umorismo della Murgia l'hanno salvata dal farsi coinvolgere da quell'esperienza e diventarne vittima e sono per noi preziosi per imparare a difenderci da situazioni del genere.

E meno male che si ride leggendo queste pagine o si potrebbe sprofondare in una depressione senza fine, rendendosi conto di quanto la nostra realtà sia in buona parte illusione e quanto nostro malgrado sia facile essere ingannati dalla nostra buona educazione ed dai nostri sensi di colpa che abilmente sfruttati possono essere usati contro di noi.

Dopo l’uscita di questo libro Michela Murgia ha cominciato a partecipare in modo attivo al dibattito sul precariato del lavoro, che nel nostro paese è ormai una condizione di tragica normalità. Paolo Virzì ne ha tratto “Tutta la vita davanti” e  David Emmer ne ha fatto uno spettacolo teatrale.

E poi Michela Murgia ha vinto il premio Campiello con “Accabadora”. Chissà, magari a questo punto lo leggerò.

Per chi volesse approfondire:


(Michela Murgia "Il Mondo Deve Sapere", 2010 ISBN Edizioni)

4 commenti:

monty ha detto...

Interessante!
L'avevi visto "Tutta la vita davanti" ?
Anche lì trattavano dei call center

Cristina Pavesi aka Kanonenfrau ha detto...

Be', a sto' punto lo leggero' anche io. In Germania "Accabadora" e' stato molto apprezzato e pubblicizzato.

Gemelle a rotelle ha detto...

Guarda, non so come sia "Accabadora" ma lei è veramente brava a scrivere...

cosmic kid ha detto...

Ups...