domenica 21 ottobre 2012

Happy Families: Herman Koch "La Cena"

Diego Velasquez "Tre uomini a tavola"
Dopo la scoperta di Agotha Kristoff, ecco un altro libro di un autore europeo, olandese per essere precisi.  E anche in questo caso sono inghiottita, stupita dalla lettura: sarà perchè -pur leggendo molta letteratura americana ed anglosassone- riconosco in queste pagine qualcosa di profondamente sovversivo nel quale credo un autore d'oltreoceano, per quanto critico, cinico e ribelle difficilmente riuscirebbe a identificarsi. Pur trattandosi di personaggi che potrebbero essere di qualunque nazionalità, il modo in cui Koch scrive e conduce il gioco è decisamente europeo.

Due fratelli con le rispettive mogli cenano in un locale di lusso. Anche se discutono di altro sanno che il motivo del loro incontro non è il semplice piacere di mangiare insieme. I loro figli, due ragazzi di quindici anni, hanno commesso un delitto e grazie alle immagini di una telecamera di sorveglianza potrebbero essere identificati molto presto.
Legittimo aspettarsi da questa trama che la storia analizzi lo shock di genitori che scoprono dietro ai volti d'angelo dei loro figli  dei sadici violenti, la ricerca febbrile nel passato della famiglia del momento in cui i loro piccoli si sono trasformati in assassini, la ricomposizione di un dolore di cui si riterranno per sempre responsabili. Invece, almeno inizialmente, Koch sembra concentrarsi soprattutto sul rapporto tra i due fratelli Lohman, il politico di successo e l'insegnante di scuola, l'uomo che sarà presto primo ministro olandese, e quello affetto da un disturbo che lo costringe a smettere di lavorare. C'è una rivalità mai espressa tra i due, una sofferenza, una separazione incolmabile. Paul, l'insegnante, voce narrante, racconta di sè, dell'amore per la vita semplice e per la famiglia, in continuo, crudele parallelo col fratello che gli appare rozzo, un pò stupido, ma -incredibilimente- di grande successo.
Poi, la scoperta di filmini di violenze perpetrate dal figlio e dal cugino ai danni di un barbone, la trasmissione televisiva in cui vede le immagini dell'omicidio che ha commesso il suo Michel, i ricordi di quando era piccolo, il modo in cui cammina.

Molto, molto lentamente emerge da questi ricordi un'immagine mostruosa che si sovrappone e si sostituisce come in una dissolvenza incrociata a quella della famiglia felice ed innocente, delle persone perbene che non si capacitano dell'orrore di cui i figli si sono macchiati. I figli, sono loro la cosa più importante, il simbolo irrinunciabile di quella perfezione apparente della vita borghese, ciò per cui è lecito sacrificare ogni cosa, l'onestà, la pietà, per amore dei quali ogni gesto, anche il più raccapricciante, diventa normale, giustificabile. Così gli equilibri si ribaltano, le vittime diventano colpevoli di quanto è loro capitato e chi è disposto ad accettare il corso della giustizia si trasforma in un nemico da combattere.

Lo scrittore crea due piani paralleli: indaga la sfera personale, cerca di rappresentare il bisogno dell'uomo di proteggere la famiglia, l'istinto primario della conservazione della specie, e lo spinge all'estremo, mentre denuda attraverso una storia agghiacciante la borghesia (anche, soprattutto la borghesia progressista)che si ritiene intoccabile (a me non può capitare) diversa, superiore, autoprotettiva e auto-giustificativa, non disposta a rinunciare in ogni caso al proprio status. Una dimensione nutre l'altra, si completano, si nutrono a vicenda. La violenza dei figli è dunque quella di chi sa di farla franca, che nasce come una stupida bravata e diventerà consapevolezza di essere diversi, migliori.
La conclusione è desolante e lascia molto amaro in bocca, siamo circondati da mostri dall'aria rispettabile, probabilmente lo siamo noi stessi. Anche se l'apparenza può ingannare, quello di cui siamo capaci prima o poi viene si mostrerà, basta aspettare l'evento che innescherà la reazione a catena e dissolverà la finzione scoprendo il nostro vero volto.
E non solo chiudiamo il libro senza esserci fatto amico nessuno dei personaggi, ne siamo terrorizzati.

(Herman Koch "La Cena" 2010 Neri Pozza Editore)








2 commenti:

cosmic kid ha detto...

Mmh... interessante... anche se
dalla recensione mi sembra un
upgrading di carnage

Gemelle a rotelle ha detto...

"Carnage" non l'ho letto anche se è sulla mia lista. Mi pare di aver capito però che in "Carnage" c'è uno scontro tra i genitori. Qui non è proprio così. Non potevo raccontarvi tutto...