domenica 11 marzo 2012

Destini



I libri in generale, e quelli di Kurt Vonnegut in particolare, hanno la capacità di arrivare al lettore nel momento più adatto, quando sta rimuginando qualcosa che calza a pennello con la lettura di questo o quel titolo, che ne stiamo andando in cerca o meno. Quando ho preso in mano “Dio la benedica Mr.Rosewater” meditavo su...vediamo se lo capite.

Quando Vonnegut compose questo romanzo aveva in mente diversi argomenti: il sogno americano, il destino, la ricchezza come un merito, una fortuna o una dannazione che genera atroci sensi di colpa, il potere nelle mani sbagliate, l'amore per il prossimo per quanto diverso da noi sia, eccetera eccetera.
In più, questa volta troviamo i temi esistenziali che sempre accompagnano i personaggi di Vonnegut legati esplicitamente a questioni fortemente politiche che mettono in crisi l'intero impianto della cultura dell'America come Terra delle opportunità e Casa dei coraggiosi: gli Stati Uniti come li conosciamo sono infatti figli di pochi furboni calcolatori che si sono accaparrati il grosso delle risorse del paese a discapito di molti che sono magari serviti come carne da cannone al suono di slogan patriottici.
Vi ricorda qualcosa?
Ora gli eredi di questi avidi e scaltri figuri sono al comando del paese (mentre in milioni vivono modestamente o addirittura in povertà per la sola mancanza di non essere nati nella giusta famiglia), nonostante siano spesso incompetenti e addirittura stupidi, del tutto indegni della fortuna che gli è toccata in sorte.
Vi ricorda qualcosa?

Eliot Rosewater è l'erede dell'incredibile fortuna dei Rosewater, una famiglia tanto potente che ha dato (in stile feudale) il proprio nome ad una piccola contea abitata da villici ignoranti. Reduce dalla Seconda Guerra Mondiale, forse a causa dei traumi subiti, cerca un nuovo senso alla propria esistenza mettendosi completamente al servizio di queste persone apparentemente immeritevoli, anima, corpo e portafogli.
Il suo comportamento suscita la devozione di coloro a cui si dedica e le ire del padre, Senatore del governo degli Stati Uniti; anche l'innamoratissima moglie finirà per lasciarlo, schiacciata dall'annullamento totale dei propri desideri a favore di quelli altrui e convinta che Eliot sia andato fuori di testa.
Nel frattempo a Pisquontuit nel Rhode Island, Fred Rosewater arranca in un'esistenza deprimente. Sopravvive vendendo assicurazioni sulla vita, mentre la moglie, sogna un'esistenza di agi e indossa abiti che gli passa una ricca e stupida lesbica locale. Fred non lo sa, ma è un Rosewater parente dei Rosewater della contea di Rosewater, ricchi e potenti, e come tale potrebbe aver diritto a parte del loro immenso patrimonio.
Una sorta di “Il Principe e il Povero” aggiornato, in cui i due personaggi principali non s'incontrano mai e di fatto le loro vicende personali rimangono totalmente separate pur appartenendo alla stessa storia.

Anche solo per questo, “Dio la benedica Mr. Rosewater” è un libro anomalo nella produzione di Kurt Vonnegut, in cui il protagonista è in genere il baricentro al quale tutti gli altri personaggi, compresi i più oscuri, si trovano collegati da una serie di mirabolanti coincidenze. Qui il legame è chiaro, non ci sono in questo senso colpi di scena e d'altronde Eliot (soprattutto lui) e Fred -i due contendenti alla fortuna dei Rosewater- talvolta scompaiono, inghiottiti dallo sfondo delle città dove vivono, ed in cui prendono vita i paradossi della storia degli Stati Uniti e l'ingiustizia del loro sistema economico.
Benchè gravido di temi e personaggi che verranno sviluppati nel successivo “Mattatoio 5”, questo è un romanzo con obiettivi precisi e ben diversi, e la scrittura non è né quella dei classici “fantascientifici” di Vonnegut, nè quella di opere dalla struttura più “convenzionale” (mi rendo conto che il termine sia inappropriato) come “Barbablù”. Questo è un altro Vonnegut ancora, più sottile eppure esplicito nelle intenzioni.

Tra le parti che più delizieranno i fan storici dello scrittore, uno splendido cameo di Kilgoure Trout in veste inedita di consigliere del Senatore Rosewater. E troviamo tra queste pagine anche il brano che ispirò lo scrittore Philip Josè Farmer per la stesura di “Venere sulla conchiglia”, recensito qualche tempo fa.

Forse questo può sembrare un libro minore comparato con altra produzione di Kurt Vonnegut, ma a mio parere è molto ben riuscito, un po' anarchico, attuale. La bella traduzione di Vincenzo Mantovani fa il resto.

(Kurt Vonnegut “Dio la benedica Mr. Rosewater” 2005 I Narratori Feltrinelli)


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