martedì 18 agosto 2009

Tornate presto! "Picnic sul ciglio della strada" A. e B. Strugatzki


Non sono un’esperta di fantascienza, però mi piace. Soprattutto quella appartenente alla corrente “umanista” -vale a dire Bradbury,Vonnegut, Wells, Orwell, eccetera- che ha come fine non tanto l’esplorazione del futuro, della tecnologia o dello spazio, quanto il loro effetto sulla società e sull’uomo o la critica al mondo presente. Sicuramente molti autori Russi appartengono a questa corrente: Bulgakov ne è esempio lampante con “Le uova fatali” e “Cuore di cane”, in cui la trama prende spunto da scoperte ed esperimenti scientifici, ma è solo una metafora magica della realtà.

Anche nel romanzo dei fratelli Strugatzki c’è molto più di una bella storia. Non a caso ha ispirato il film “Stalker” di Tarkovsky, anche se il regista ne ha conservato solo l’ossatura e sviluppato in modo autonomo (soprattutto visivamente) gli argomenti che gli stavano a cuore.

Dunque, gli alieni esistono. Si sa perché sono scesi in sei punti diversi del pianeta, tra cui la città industriale di Marmont. Sono venuti e se ne sono andati. Non ci sono stati contatti diretti tra loro e gli umani, ma la loro visita ha lasciato dei segni: innanzitutto rifiuti, oggetti straordinari e misteriosi per gli umani, frutto di una tecnologia avanzatissima. Di questo vanno in caccia gli stalker, uomini desiderosi di buoni guadagni, disposti a rischiare la vita entrando nella “Zona”, il luogo mitico della “Visita”, dove si trovano pericoli sconosciuti ed incomprensibili a cui vengono dati nomi fantasiosi come “tagliole” o “gelatina di strega”.

Redrich Schouart è uno stalker, uno dei migliori. E’ un outsider, un anarchico, refrattario all’autorità, individualista, vuole sempre fare a modo suo. La sua non è una vita facile, anche al di fuori della Zona, perseguitato dalla polizia, sposato e con una figlia da mantenere. Tutte le persone che conosce sono in qualche modo legate alla Zona, che siano altri stalker, o scienziati, o militari. Tutti vogliono quello che si trova là, per denaro e potere e Redrich è il loro mezzo per averli. Pensa di essere libero, ma è solo un mezzo per i fini di altri e senza saperlo s’è messo al servizio del potere più becero. La vita di Redrich è una lenta presa di coscienza del proprio posto nella società, della propria vulnerabilità, della propria prigionia all’interno di un sistema.

Già così le implicazioni politiche sono piuttosto chiare, ma è solo la punta dell’iceberg: i fratelli Strugatzki arrivano molto più a fondo, cercando di sondare i motivi profondi dell’esistenza, ciò che muove l’uomo, ciò che lo porta a voler conoscere il motivo delle cose, perfino il suo rapporto con la divinità. E così fanno soprattutto domande, domande, tanto che anche il romanzo si chiude con una domanda, senza salvazione e senza risoluzione.

Non pensate però che si tratti di un libro barboso o cervellotico, queste sono considerazioni che arrivano dopo aver terminato la lettura. “Pic nic sul ciglio della strada” è un romanzo appassionante, con una vera storia e diversi registri narrativi; Redrich è un personaggio che s’impara ad amare e a sentire vicino, con il suo cinismo e i suoi drammi personali, affine in qualche modo al Montag di “Fahrenheit 451”. E poi c’è la Zona, forse la vera protagonista. C’è sempre lei al fondo di ogni conversazione, anche se non viene nominata: è l’elemento catalizzatore di ogni personaggio, più di un luogo, è una presenza, come una di quelle case stregate dei romanzi d’orrore. Attira e terrorizza sembra essere la vera padrona del gioco, silenziosa e oscura. Come l’anima dell’uomo.

("Picnic sul ciglio della strada" Arkadi e Boris Strugatzki, 2002 Marcos Y Marcos)

1 commento:

Gemelle a rotelle ha detto...

Superfigo!!!!

Non riesco ad aggiungere altro...