Mary Katherine Blackwood, la sua bellissima sorella e il vecchio zio Julian vivono nella grande casa di famiglia in cima ad una collina circondata da campi e boschi. Le loro giornate passano allegramente tra passeggiate, lavori nell’orto e in cucina. La casa è grande e bella, frutto del contributo di generazioni di Blackwood; fino a 6 anni fa alloggiava due rami della famiglia. Fino a quando non sono tutti morti avvelenati.
Una parola è troppo e due sono poche (come diceva Peppino De Filippo) per parlare di Shirley Jackson, una scrittrice che pur non prolificissima (ricorreva l'8 agosto l'anniversario della sua morte a soli 48 anni) ha lasciato alcuni dei più straordinari racconti e romanzi horror mai scritti, così particolare, così speciale che il termine stesso "horror", pure accoppiato con “mistero” non riesce a dare l’idea di ciò che vi aspetta sotto la copertina. Non ci sono esseri sovrannaturali né possessioni diaboliche (non qui almeno, né nella bellissima raccolta “Demoni Amanti”), non ci sono manifestazioni occulte. Eppure ce n’è da far tremare i polsi.
Dapprima Shirley vi ipnotizzerà, vi attirerà verso la proprietà dei Blackwood e ve la farà amare: guardate Constance cucinare, ascoltate lo zio Julian parlare del libro che sta scrivendo, giocate col gatto. Seguite Mary Katherine nei luoghi dove ama nascondersi. Poi, pian piano, scivolerete. Non ve ne accorgerete subito, ma succederà e cambiando la luce, ciò che prima vi aveva affascinato lo vedrete in modo diverso e terrificante.
I muri di casa Blackwood si chiuderanno lentamente su di voi, fino a che sarete sicuri di non avere più scampo. Il male ci circonda, è dentro di noi, tutti noi. E’ ineludibile e aspetta solo il momento per rivelarsi e acquisire un’identità, per essere un bambino, avere la faccia di un uomo o di una donna o di tutti e tre, tutti insieme. Emerge lentamente, ma non c’è proprio nulla che si possa fare per fermarlo.
Come scorre un ruscello, così succedono le cose in questo libro, naturalmente, senza costruzioni letterarie complesse, avvolgendo lentamente il lettore in parole che a ben guardare non cambiano, vengono ripetute ossessivamente dall’inizio alla fine, ma chissà come non ci fanno più le stessa impressione quando arriviamo in fondo.
E’ una magia, un sortilegio che questa scrittrice impone sui suoi libri, qualcosa di sottile ed invincibile, che resta dentro.
(Shirley Jackson “Abbiamo sempre vissuto nel castello” 2009 Adelphi –grazie per la riedizione dei libri di questa scrittrice-)
3 commenti:
Bello, aveva scritto mi pare altre storie sulle case, giusto? era lei che ha scritto "Gli invasati" su cui poi la Hammer ha prodotto un film di quelli che ha impestato i nostri incubi di bambine?
E mi pare abbia scritto un altro libro che avevi preso ai tempi della scuola del fumetto, era tipo "La casa accanto al fiume"...?
BRRRRR....
Sì, è lei l'autrice del romanzo da cui è tratto "Gli invasati", presto su queste pagine. Invece l'altro racconto "La casa vicino al ruscello" credo si chiamasse, era di Christina Stead...per altro introvabile...
Si, ma io mi ricordavo che l'avevi acquistato su consiglio di tettamanti, era un libro rosso...
Posta un commento