In questo romanzo del giovane Émile
Zola troviamo condensate diverse correnti letterarie del 1800.
Cronologicamente se stilisticamente siamo nel naturalismo francese,
la lingua è analitica, oggettiva, gli stati d'animo sono descritti
senza partecipazione e le situazioni hanno il sopravvento sullo
studio dei personaggi, che sembrano talvolta semplici funzioni,
maschere, simboli. Tuttavia i temi, le atmosfere, i comportamenti,
richiamano innegabilmente la precedente letteratura gotica e
romantica e soprattutto il successivo decadentismo.
Zola ci accoglie nel claustrofobico
Passage Du Pont-Noef, popolato da personaggi miserabili e strani, in
cui si trova il negozio di merceria della famiglia Raquin. Thérèse
è dietro il bancone, una donna gelida che obbedisce meccanicamente
alla sorella di suo padre, che l'ha cresciuta. Thérèse è sposata
col cugino Camille, un giovane malaticcio e viziato, suo solo
compagno d'infanzia. Questo destino, impostole dalla zia, è stato in
apparenza accettato senza batter ciglio dalla giovane. In realtà, il
suo animo è scosso da una dolorosa, abnorme fame di esperienze, un
vuoto psicologico ed emotivo che la sta inghiottendo. Il suo
desiderio è più viscerale della febbre per il piacere di Dorian
Gray, ma sembra trovare sazietà in Laurent. Rozzo,
sanguigno,sensuale, rappresenta l'esatto opposto del marito, e la
passione che nasce tra loro è qualcosa di predestinato e
inevitabile.
La trama, che ha un impianto da
tragedia greca, rivela immediatamente elementi che ricordano il
romanticismo e sono presagio degli sviluppi (le origini esotiche di
Thérèse, la duplicità delle relazioni famigliari, il sentimento di
attrazione e repulsione dei due amanti, il fantasma).
I personaggi sono analizzati con
distacco ma non acriticamente, a partire dalla bonaria Signora
Raquin, ossessionata dalla ricerca della tranquillità e dalla
protezione del figlio, manipola la vita della nipote-figlia
sottomettendola a disegni che devono assicurarle la serenità e
diventano invece causa della rovina. Come lei, tutti i personaggi del
libro usano gli altri per raggiungere un qualche scopo: gli ospiti
del giovedì vogliono evadere dalla noia, Laurent vivere senza
lavorare, Camille fare carriera.
Da "Thérèse Raquin" di Michel Carné, con Simone Signoret e Raf Vallone! |
Solo Thérèse è estranea (almeno
inizialmente) a questo gioco e la sua ipocrisia non è calcolo bensì
una difesa, un tentativo di estraniarsi e sopravvivere a un'esistenza
mostruosa. Il suo adulterio diventa così una disperata ribellione,
un' affermazione di volontà individuale che la costringe ad entrare
a pieno titolo nella farsa recitata dagli altri personaggi. Per
costoro la fortezza delle loro abitudini è un sicuro rifugio dalla
vita, una trappola di convenzioni soffocante ma sicura, che fornisce
un limite oltre il quale la sanità mentale non è garantita. Solo
Thérèse e Laurent oltrepassano quel limite. E come Dorian Gray
rimira la decadenza della propria anima nel ritratto che tiene chiuso
in soffitta, i due protagonisti assistono al degenerare delle loro
anime espresso dai loro corpi, usando l'altro come specchio e
nascondendo il proprio lento marcire con la menzogna. La scrittura
si contorce su sé stessa, ancora e ancora, confina il lettore nella
casa del Passage Du Pont-Noef , prigioniero di Thérèse e Laurent,
delle loro continue lotte, che non può fermare, lo costringe ad
assistere al loro disfacimento come vi è costretta la vecchia
Raquin, inferma e incapace di muoversi. Non c'è modo di arrestare la
caduta, di tornare indietro, Thérèse e Laurent arriveranno fino in
fondo alla loro rappresentazione.
Dalla narrazione crudele e precisa,
istante per istante della discesa all'inferno dei protagonisti emerge
la critica dell'autore alle convenzioni sociali del tempo e in
particolare al ruolo riservato alle donne, soprattutto se povere, in
balìa della volontà altrui, senza possibilità di essere
nient'altro che quello che viene deciso da altri. Un racconto
classico vestito degli abiti della Parigi di metà ottocento, che
stringe il lettore in un abbraccio inesorabile.
(Émile
Zola, “Thérèse Raquin”, 2007 Rizzoli . Lo trovate anche in
altre edizioni)