Tra stupidari e cronache varie, la letteratura scolastica è un territorio ricco d’ispirazione: professori e studenti da anni si dedicano a raccontare la loro esperienza quotidiana, una di quelle che più lasciano il segno nella vita. Si tratta di libri che raccontano storie e contemporaneamente registrano l’evoluzione (o involuzione) dei sistemi scolastici, che cercano di dimostrarne i limiti educativi e (a volte) di come essere bravi a scuola non sia per forza la chiave del successo nella vita.
Tra il 1985 e il 1986 Domenico Starnone, professore (allora) di materie umanistiche e scrittore, insegnava in un liceo di Roma. Sulle pagine de “Il Manifesto”, teneva un diario di quell’anno scolastico, una specie di blog ante litteram in forma cartacea. Il titolo della rubrica era “Ex Cattedra” e questo libro raccoglie gli articoli pubblicati.
A quei tempi andavo al liceo, avevo 17 anni e sbavavo per partecipare alle manifestazioni e contestare l’allora Ministro Falcucci, di cui al momento non ricordo neanche i lineamenti. Purtroppo frequentavo una scuola privata e quindi di cortei e striscioni non si parlava neanche. Dopo più di vent’anni, di quelle lotte che durarono così poco, sgonfiandosi nel giro di qualche mese, rimane solo il ricordo -e non per tutti, scommetto.
Ma le storie di quell’anno scolastico vissuto da Starnone sono rimaste nero su bianco e potrebbero essere quelle di una qualunque scuola italiana. Ci sono gli allievi straripetenti, quelli che suonano una batteria invisibile, quelli che snobbano il programma scolastico e si dedicano ad altre letture, gli inattaccabili secchioni desiderosi di compiacere il prof (che a questo scopo intraprendono la lotta studentesca). I professori intrecciano relazioni sentimentali sotto gli occhi inorriditi del preside e del parroco che insegna religione, si scatenano guerre intestine ideologiche e lavorative tra insegnanti ed autorità scolastica a base di circolari e dazebau appesi nella bacheca della sala professori, irrompe il precariato, problema già diffuso allora.
E poi, gli amori contrastati degli studenti e le temute gravidanze, l’autogestione, gli scrutini, le infinite ed inutili riunioni. Il tutto intrecciato con gli avvenimenti di quell’anno, dal bombardamento di Lampedusa da parte della Libia alla nube di Chernobyl.
Starnone ed i suoi colleghi attraversarono l’anno scolastico sperando in un nuovo 68’ e rimanendo puntualmente delusi. Indulgenti coi loro allievi, vivevano con la sensazione di essere gli unici ad invecchiare in un mondo che di anno in anno restava sempre giovane ed uguale a sé stesso. Destino comune a tutti gli insegnanti, che se fanno il loro lavoro con coscienza e passione non possono evitare di soffrire dello scazzo degli studenti, dei problemi cronicizzati, dello sfascio della scuola pubblica Italiana, che forse non era così difficile prevedere anche nel 1985.
Un libro divertente e malinconico; non c’è bisogno di aver vissuto quegli anni per apprezzarlo, anche se certamente il filo dei propri ricordi scolastici aggiunge qualcosa alla lettura.
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